Un altro balzello europeo per chi possiede un’auto. In particolare, per quelle che hanno più di dieci anni di vita. Bruxelles, infatti, ha proposto di fare diventare annuale la revisione dei veicoli che prima aveva una scadenza di due anni. Un provvedimento che non ha senso, sostiene Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, perché spesso e volentieri anche le auto che hanno una vita decennale sono in buono stato. Ma che obbliga i proprietari di auto e furgoni a sborsare altri soldi.
La UE, intanto, ha praticamente congelato il tema del futuro del settore automotive. Pur anticipando a quest’anno (anche se non si sa ancora bene in che periodo) la revisione della direttiva che prevede la fine della produzione di auto endotermiche entro il 2035 a favore di quelle elettriche, la maggioranza che esprime la Commissione von der Leyen non affronta di fatto l’argomento, perché non vuole far emergere le divisioni che ci sono al suo interno. Tutto questo mentre il comparto auto in Europa continua a essere in grossa difficoltà.
Cosa vuole fare la UE per le macchine più datate?
All’interno della modifica della Direttiva 2014/47, che riguarda i controlli tecnici periodici dei veicoli su strada, è stato proposto appunto di dimezzare i tempi della revisione per i veicoli che hanno più di 10 anni. La scadenza, che prima era ogni due anni, è stata ridotta a uno.
Qual è la ragione di una proposta del genere?
Mi sembra abbastanza chiaro l’intento della Commissione di boicottare il settore dell’automotive, sia per quanto concerne le case automobilistiche, sia per quanto concerne i consumatori. È una proposta che non ha senso ed è fuori dalla realtà: oggigiorno un veicolo di 10 anni può essere ancora praticamente nuovo. Il provvedimento danneggerebbe soprattutto gli italiani, il cui parco auto è particolarmente vetusto e non tiene conto del fatto che non tutti, di questi tempi, hanno la capacità economica di comprare un’auto nuova, men che meno un’auto elettrica. Si va nella direzione opposta rispetto a quella che noi avevamo auspicato.
Cioè quale?
Penso a tutto il tema dei veicoli storici, rispetto ai quali era assolutamente fuori luogo che la revisione venisse fatta ogni anno. Anzi, si chiedeva, per quei veicoli che percorrono meno di un certo numero di chilometri all’anno (praticamente tutti, perché le auto d’epoca circolano pochissimo), di poter ampliare il termine entro cui fare la revisione, che è comunque onerosa. È un costo significativo e non tutti quelli che possiedono un’auto storica sono necessariamente dei benestanti, magari l’hanno ricevuta in eredità e ha un valore affettivo.
Tirando le somme, non c’è una motivazione tecnica per ridurre a un anno la scadenza delle revisioni dei veicoli?
Esatto, è solo un balzello in più in capo a chi possiede un’auto, che oggi praticamente viene demonizzato manco fosse un serial killer dell’ambiente.
L’intenzione dell’Europa è quella di spingere a rinnovare il parco macchine?
Sicuramente disincentivare a possederne una, ritengo. Siamo tutti d’accordo che la gente debba essere invogliata a utilizzare i mezzi pubblici, ma allora, appunto, promuoviamo i mezzi pubblici. Se l’auto elettrica deve essere sostenuta, trovo assurdo che per incentivarla si debba boicottare l’auto tradizionale. Non funziona così. Si può promuovere e incentivare l’auto elettrica, ma senza boicottare tout court ogni altra tecnologia tout court. Se si vuole puntare sui mezzi pubblici, allora si aiutino gli Stati ad acquistare non carri armati, ma treni, a implementare il servizio di trasporto pubblico. La strada non può essere certo quella di costringere a vendere l’auto perché non si è più in grado di mantenerla.
La proposta di revisione annuale per i veicoli più datati rientra nelle politiche sull’auto green?
Non rientra nel pacchetto che prevede lo stop ai motori endotermici, è un’altra cosa, non fa parte del pacchetto “ammazziamo l’auto tradizionale dal 2035”.
Su questo dossier la Commissione UE aveva promesso una riconsiderazione delle politiche approvate nella scorsa legislatura. A che punto siamo? È in corso un’effettiva revisione della direttiva precedente?
Assolutamente no. L’unico obiettivo che siamo riusciti a raggiungere è che venga anticipata la revisione entro quest’anno, ma non abbiamo alcuna garanzia su come venga modificata. Sul tema delle sanzioni alle case automobilistiche speravamo in una presa di coscienza: se le aziende devono pagarle, di fatto vanno in default già più di quello che sono oggi. Ci si è solo limitati a spalmarle su tre anni, nel senso che se il target di vendita delle auto elettriche non viene rispettato quest’anno, dovrà essere comunque raggiunto successivamente. Alla fine dei tre anni, chi non è in regola dovrà pagare: una zavorra che affossa definitivamente la competitività delle nostre imprese.
La revisione di tutto il pacchetto è prevista entro il 2025, ma c’è una scadenza più precisa? Si sa già quando questo dossier verrà riconsiderato?
Sappiamo che entro il 2025 c’è la revisione, per noi sarà l’occasione in cui lottare per modificare questo regolamento. Siamo riusciti ad anticiparla di un anno, anche se un anno nel mondo dell’industria è un’era geologica, soprattutto in un momento in cui le cose cambiano velocemente. Anticiparne di un anno la revisione, per noi, è un risultato importante, però poi dobbiamo riuscire a modificarlo in maniera sensata, questo regolamento.
Il tema è almeno presente nel dibattito politico a livello europeo, è stata fatta qualche promessa?
C’era una risoluzione, di cui io ero relatrice ombra, sulla quale, però, la maggioranza non riesce a trovare un accordo, proprio perché ci sono posizioni profondamente diverse e distanti rispetto alla proposta della Commissione. Ora è stata espunta dall’ordine del giorno delle prossime plenarie: non se ne discute perché la maggioranza non riesce a trovare un accordo. Emergerebbe ancora una volta quanto sia spaccata al suo interno, per cui hanno pensato bene di toglierla.
La risoluzione che cosa proponeva?
Era relativa al fantomatico tavolo sull’automotive, che non ha partorito nulla se non il posticipo di tre anni delle sanzioni. Rispetto alla risoluzione, noi abbiamo ribadito che le sanzioni andavano eliminate, che se proprio non si potevano eliminare, andava comunque procrastinato il termine di pagamento e che, in ogni caso, doveva essere eliminato lo stop ai motori endotermici. Richieste che evidentemente godono di un consenso che va al di là dell’opposizione: la maggioranza si è trovata in difficoltà e ha pensato bene di non discuterne. La loro tattica è di non parlarne.
(Paolo Rossetti)
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