La riforma sulle Autostrade che Matteo Salvini vorrebbe inserire nel ddl Concorrenza che dovrà essere approvato entro l’anno potrebbe essere una buona idea. A spiegare perché è Il Fatto Quotidiano, che evidenzia come il sistema finora utilizzato sia un vero e proprio disastro. Le infrastrutture al momento sono infatti affidate ai privati, che di per sé sono “monopoli naturali” e dunque non apribili alla concorrenza. Per di più, c’è un soggetto assolutamente dominante nelle concessioni, ovvero Aspi, che detiene più della metà della rete e tre quarti dei traffici.
Il modello in questione ha fatto sì che il sistema tariffario fosse correlato al recupero di tutti i costi, compresi quelli di investimento. Ne sono derivate tariffe e profitti dei concessionari molto elevati (soprattutto nei tratti di autostrada costruiti più di recente), al di là degli ammortamenti, e al tempo steso una incapacità del concedente di controllare le manutenzioni. Non è di certo un sistema che va a beneficio del cittadino. È per questo motivo che è stata proposta la riforma.
Autostrade di Stato, cosa prevede la riforma di Salvini e perché potrebbe offrire dei benefici
La riforma di Matteo Salvini per le Autostrade prevede piuttosto l’affidamento della gestione dei pedaggi allo Stato, che potrà girarne una parte ai concessionari, ma solo per piccole tratte. I rendimenti di questi ultimi, a fronte di gestione, manutenzione e investimenti, dovranno essere contenuti. Anche in virtù dell’imposizione di tariffe uniche. Esse dovranno essere strettamente legate ai traffici, in modo da distribuire i flussi minimizzando la congestione. Con dei criteri omogenei il sistema diventerebbe più accettabile e anche più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Al momento si tratta solo di ipotesi e il Governo al completo deve ancora esprimersi sul tema. Le previsioni però sono ottimistiche. Un modello di traffico ipotizzato dal gruppo di ricerca Brt onlus e dal Politecnico di Milano, infatti, ha evidenziato che a parità di ricavi totali, le tariffe legate ai soli costi di manutenzione e alla congestione aumentano il benessere collettivo e diminuiscono le emissioni.