Baby Gang bandito da Lecco/ Il rapper espulso dopo videoclip con fumogeni e armi

- Chiara Ferrara

Baby Gang è stato bandito da Lecco a causa del video clip del suo ultimo singolo: il rapper ha pubblicato sui social il foglio di via

baby gang Baby Gang (foto: YouTube)

Baby Gang è stato bandito da Lecco, sua città d’origine. Una settimana fa, infatti, il rapper aveva pubblicato su YouTube il video clip del nuovo singolo, denominato appunto “Lecco City”, in cui utilizzava fumogeni, armi e torce senza alcuna autorizzazione. Successivamente, nella notte tra giovedì e venerdì, aveva organizzato una festa con circa una sessantina di persone nel rione Santo Stefano, in barba alle norme utili ad evitare la diffusione del Covid-19.

Il foglio di via nei confronti di Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, è stato emanato dal questore nelle scorse ore. Ad annunciarlo è stato proprio il rapper attraverso i social network. “Mo state esagerando”, ha scritto. Il diciannovenne è residente a Sondrio, ma è originario proprio di Lecco. Il provvedimento, tuttavia, gli impedirà di tornare nella città lombarda in quanto è ritenuto «pericoloso per la sicurezza pubblica».

Baby Gang bandito da Lecco: non è la prima volta

Lecco, tuttavia, non è la prima città da cui Baby Gang viene bandito. Già in passato, infatti, il rapper era stato espulso per tre anni dai comuni della riviera romagnola, oltre che essere stato destinatario di un Daspo Willy dai locali della Città Metropolitana di Milano per «pericolosità sociale». Il 10 aprile scorso, inoltre, aveva registrato un video fuori le mura di San Siro con decine di giovani, ancora una volta senza curarsi delle norme anti-Covid.

I problemi con la giustizia, tuttavia, non sono finiti qui. Soltanto qualche settimana fa, infatti, il cantante Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, era stato denunciato per avere fatto uso – senza alcuna autorizzazione – delle foto dei figli minorenni di una nota influencer torinese all’interno del video clip del singolo “Celle 2”. Insieme al diciannovenne è indagato anche il regista ed il realizzatore del video. La Guardia di Finanza, infatti, ritiene che “la riproduzione sia diffamatoria nei confronti dei bambini” in quanto “il brano descrive la vita in prigione del protagonista”, il quale sovente inneggia anche alla violenza.







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