L’Arma dei Carabinieri di Cremona ha effettuato nelle ultime ore 7 arresti e diverse perquisizioni dopo l’indagine avviata da mesi per una baby gang che organizzava vere e proprie risse in strada con appuntamenti studiati, lanciati e pianificati tutti via social. Decine sono state le situazioni e gli episodi di violenza commentati poi e postati sulla pagina di Instagram “Cremona.dissing”, attivissima e molto seguita dai giovani della città lombarda (e non solo). Stando alle ordinanze scattate contro i sette arrestati – tutti tra i 15 e i 18 anni – ad essere accertati con certezze sono stati diversi episodi come atti persecutori, risse, lesioni, spaccio di sostanze, vandalismo e danneggiamento. Il tutto sotto forma di bullismo visto che i destinatari delle violenze erano altri giovani studenti cremonesi, con le riprese e i video poi caricati sulla indegna pagina Instagram: le piazze divenivano veri e propri ring, una sorta di “palcoscenico” dove mettere in mostra tutta la cruda e inutile violenze contro propri pari età presi di mira per qualsivoglia motivo, a volte solo per la voglia di organizzare delle risse in strada.
BABY GANG A CREMONA: ECCO COME SI ORGANIZZAVANO
I 7 arrestati sono accusati a vario titolo di rapina e tentata estorsione, concorso in atti persecutori, spaccio di sostanze stupefacenti, danneggiamento e risse: il branco-baby gang era composto da minorenni alcuni provenienti anche dalla provincia di Brescia (per questo l’indagine dei Carabinieri è stata condivida dalle due Procure, della Leonessa e di Cremona). Capire come si erano organizzati non è stato semplice per gli inquirenti visto che la baby gang agiva sì con pianificazioni e appuntamenti tutti via social, ma utilizzando un link all’applicazione “ThisCrush” che annessa a Instagram permette di partecipare ad una chat accessibile solo dai gestori e da chi seguiva quei folli “spettacoli social”. Come riportano gli inquirenti, quella pagina Instagram era divenuta un vero e proprio «palcoscenico in cui i componenti del branco vivevano rendendo pubblico il loro operato, anche come sfida aperta alle autorità». Una follia nella follia con trenta o quasi “bulli” che prendevano di mira con modi diversi e ogni volta più crudeli le proprie vittime: il modus operandi è ancora più inquietante, «la provocazione verbale di uno della banda nei confronti della vittima designata, con una reazione da parte di quest’ultima, anche solo verbale e quindi la vendetta, con un attacco di gruppo a suon di pugni» riporta l’agenzia Ansa.