Il fenomeno delle baby gang in Italia sembra essere in aumento: secondo il Viminale i membri sono sempre più giovani e crescono le violenze sessuali
Sono sempre più giovani, sempre più diffuse e sempre più spaventose le baby gang in Italia, diventando a tutti gli effetti un vero e proprio crocevia per giovani e giovanissimi per accedere a quegli ambienti criminali che ammaliano con la falsa promessa di guadagni facili e libertà: questo – a somme cifre – è ciò che emerge dall’ultimo rapporto redatto dalla Direzione investigativa antimafia e presentato in occasione del torinese Festival internazionale dell’economia, specialmente se incrociato al similare report Eurispes e a quello del Servizio analisi criminale, tutti incentrati sul fenomeno delle baby gang e sulla percezione collettiva che i cittadini ne hanno.
Partendo dal principio, è interessante notare che, in barba a tutte le pseudo certezze comuni, attualmente il fenomeno non è ristretto a poche periferie malfamate incubatrici di criminalità, oppure ai margini delle grandi città: le baby gang, secondo il Viminale, sono diffuse in almeno 73 province su 110 complessive e non sorprenderà particolarmente che, secondo i dati Eurispes, sono il 52,5% degli italiani a dirsi preoccupati e a ritenere che i reati imputabili ai giovani siano in forte aumento.
L’identikit delle baby gang in Italia: i membri sono sempre più giovani e sempre più dediti alla violenza sessuale
A tracciare una reale descrizione delle baby gang è sempre il Viminale, che traccia un collegamento diretto con la cosiddetta mala-movida: diffuso tra i membri – in prevalenza maschi – il consumo di alcolici e droghe di ogni tipo, che passano la giornata in larga parte online sui social network e che, in moltissimi casi, mostrano un background difficile (tra la carenza di punti di riferimento, le difficoltà ambientali ed economiche e una diffusa aggressività in ogni sfera della loro vita privata); e mentre, dal punto di vista della nazionalità, risultano in leggero calo gli stranieri (52,37% del totale dei denunciati) rispetto agli italiani, è certamente singolare notare che l’età minima si è abbassata a 12 anni.
Complessivamente, i dati ufficiali ci parlano anche di un cambio generalizzato dal punto di vista dei reati commessi dalle baby gang: il fulcro della loro attività restano sempre e comunque le rapine, i furti e le estorsioni, seguiti da minacce, lesioni, risse e percosse; mentre si fanno sempre più strada la violenza sessuale (e qui si registra una leggera crescita sia per gli italiani che per gli stranieri, con i secondi che rappresentano il 56,19% del totale) e i danneggiamenti.