Nei ballottaggi comunali 2025 di domenica prossima il Pd si confermerà vincente nei grandi centri. Ma Schlein risulterà più debole
Elly Schlein era raggiante per la vittoria al primo turno a Genova e Ravenna, lunedì scorso, e per il grande vantaggio nel ballottaggio a Matera e Taranto. “La destra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni” sono state le sue parole.
Ma analizzando un po’ più da vicino il voto delle comunali, la vittoria del centrosinistra, che in alcuni casi è stata netta, assume contorni e sfumature assai diverse e diventa forse meno esaltante per la segreteria del Pd.
Quello delle comunali, infatti, potrebbe essere un risultato che per certi versi alla lunga indebolisce Schlein. Perché l’ala riformista, come dice un esponente di spicco del Pd genovese, potrebbe giustamente sostenere che il centrosinistra vince quando non prevale l’ala massimalista, che invece appare ben radicata nel campo ristretto dei fedelissimi della segretaria.
“È chiaro che anche questo voto – dice la fonte – mostra come le elezioni il Pd le vince se guarda ai moderati e al centro e non alla sinistra. La segretaria deve attenuare i suoi toni verso l’ala riformista e considerare che, se il partito va a sinistra, non potrà mai sperare di impensierire la Meloni”.
L’errore della segretaria del Pd e del centrosinistra potrebbe essere proprio quello di confidare troppo nelle amministrative, vedendovi troppo facilmente la premessa virtuale di una prossima vittoria alle politiche.
Perché, se il centrosinistra vince chiaramente nei grandi centri urbani come Genova e Ravenna, perde altrettanto nettamente in centri più piccoli ma comunque importanti, come a Rozzano, Sulmona, Subiaco, Ortona, Nola.
Il risultato delle regionali in Liguria nell’ottobre 2024 conferma questo dato, infatti Andrea Orlando, malgrado la netta vittoria a Genova, è stato sconfitto da Marco Bucci grazie al voto nelle altre province, soprattutto quella di Imperia. La lunga serie di vittorie durata oltre trent’anni era stata interrotta nel 2017 dalla novità rappresentata da Marco Bucci e dalle solite liti interne alla coalizione di centrosinistra, permettendo alla destra di vincere.
Tra una settimana i ballottaggi saranno probabilmente un primo assaggio dell’effettiva tenuta del “campo largo”. A Taranto e Matera, per esempio, i 5 Stelle sembrerebbero non volersi esprimere nelle indicazioni di voto. Per non parlare poi di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che sono stati in grado di dividersi anche sulla manifestazione pro-Palestina del 7 giugno.
Di conseguenza la soddisfazione di Schlein può essere anche comprensibile, ma il suo ottimismo di esportare l’esperimento a livello nazionale, molto meno. Poter immaginare che Calenda, per esempio, possa accettare di correre con gli odiati M5s per vincere le elezioni politiche e governare, sembra davvero una mezza utopia.
Ma se anche fosse, sarebbe ancora tutto da dimostrare – come invece sostengono Renzi e Schlein – che una unità meramente tattica permetterebbe poi al centrosinistra di governare. Lo insegna bene l’avventura del Governo Prodi 2, sfiduciato dopo due anni nel 2008.
Ecco allora che per questo motivo a Palazzo Chigi si tende a minimizzare l’effetto dei risultati di queste amministrative, non solo perché i sondaggi parlano di un centrodestra ancora molto forte a livello nazionale, ma anche per la valenza puramente locale del voto. Le elezioni regionali di autunno saranno certamente un test più probante, con la speranza per la maggioranza di tenere le Marche e magari sperare in qualche lite a livello locale nel campo avverso, soprattutto in Campania.
Così, mentre la Meloni mostra una tenuta nel consenso che ha pochi precedenti nel passato recente del Paese, la segretaria del Pd paga uno scarso appeal a livello di leadership, e malgrado questi successi parziali continua a dover fare i conti con un’opposizione interna che cresce.
La sua forza propulsiva sia all’interno del partito che fuori si è ormai di molto affievolita e sono davvero pochi ormai quelli che la considerano una credibile candidata premier per sfidare la Meloni nel 2027.
Resta da vedere allora se questi successi parziali, magari corroborati da altri comuni conquistati nei ballottaggi, convinceranno la segretaria nell’idea di poter arrivare ad una sorta di resa dei conti interna, in un rischiosissimo “spareggio” che invece di rafforzare la sua leadership, la indebolirebbe, con effetti devastanti sulla costruzione di quella coalizione, che per ora funziona nel recinto del voto locale.
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