Bambini plusdotati: chi sono, come riconoscerli, quali segnali osservare e come aiutarli a sviluppare il loro potenziale. Stasera se ne parlerà a Far West
Quando si parla di bambini plusdotati, il pensiero corre spesso a bambini che vanno molto bene a scuola o che sanno già leggere e scrivere prima degli altri, ma la realtà è molto più complessa e ad occuparsene sarà questa sera Far West, in onda su Rai 3 alle 21.25: la plusdotazione, che può anche essere chiamata giftedness, si riferisce a un QI molto superiore alla media, e può toccare diverse aree, non solo logica e memoria, ma anche creatività, linguaggio, capacità di apprendere in fretta, sensibilità emotiva o interessi insoliti per l’età.
Non sempre queste abilità emergono tra i banchi o attraverso un voto, anzi – in alcuni casi, un bambino gifted può sembrare distratto, insofferente o addirittura in difficoltà – proprio perché non sufficientemente stimolato ed è inoltre utile distinguere alcune espressioni che spesso vengono usate come sinonimi, ma che indicano sfumature differenti: l’alto funzionamento cognitivo (AFC) riguarda l’efficacia nel ragionamento e nell’adattamento nella vita quotidiana, mentre l’alto potenziale cognitivo (APC) si riferisce alla possibilità di raggiungere prestazioni molto alte in una o più aree, che però potrebbero anche restare inespresse se non adeguatamente sostenute.
La plusdotazione include entrambe le condizioni e si estende anche a capacità non misurabili con i test classici – come la sensibilità o l’intuizione – e per questo, per riconoscere un bambino plusdotato non basta un test del QI, anche se un punteggio molto alto (in genere sopra 130) è spesso un primo indizio importante ma serve osservare, ascoltare, comprendere il modo in cui quel bambino esplora il mondo, fa domande, collega concetti, reagisce agli stimoli e affronta i problemi e, soprattutto capire se si annoia, se è emotivamente carico, se ha bisogno di qualcosa che vada oltre la spiegazione standard in classe.
Bambini plusdotati: caratteristiche, difficoltà, e come supportarli nel quotidiano
I bambini plusdotati possono manifestare capacità davvero sorprendenti – un pensiero astratto già maturo, una memoria fuori dal comune, un linguaggio ricco e articolato o un’intuizione creativa che spiazza – ma può anche trovarsi ad affrontare ostacoli non visibili a prima vista perché essere plusdotati non significa necessariamente avere la strada spianata ma, al contrario, molti bambini gifted si sentono “fuori posto”, fanno fatica a relazionarsi con i coetanei, vengono etichettati come “strani”, perfezionisti, ipersensibili o addirittura problematici.
Alcuni possono sviluppare ansia da prestazione, altri si chiudono per non sentirsi diversi, altri ancora si annoiano e smettono di partecipare attivamente in classe e per questo è importante che famiglie e insegnanti conoscano questi segnali, li sappiano leggere e – soprattutto – li prendano sul serio; quelli che aiutano a riconoscere la plusdotazione possono variare molto, ma tra i più frequenti ci sono diversi come l’apprendimento molto rapido, ragionamento complesso anche da piccoli, grande curiosità, capacità di porre domande insolite o profonde, pensiero creativo, grande sensibilità, attenzione per i dettagli e una forte autonomia intellettiva.
Alcuni bambini plusdotati sviluppano un umorismo complesso già da piccolissimi, altri mostrano un senso della giustizia molto rigido o un interesse intensissimo per un argomento preciso ma tutto questo può essere anche causa di disagio se non viene riconosciuto e gestito; un contesto scolastico che non stimola, una didattica troppo standardizzata, o un ambiente che non valorizza il pensiero divergente possono diventare ostacoli alla crescita serena di un bambino gifted.
Il supporto, quindi, deve essere minuziosamente calibrato sui bisogni della persona e capace di offrire spazio per esprimere non solo le capacità ma anche le emozioni perché la plusdotazione, oltre a essere un potenziale, è una complessità che va accolta e accompagnata con cura.