Basket NCAA verso la rivoluzione/ Gli atleti potranno sfruttare i diritti di immagine

- Claudio Franceschini

Basket NCAA verso la rivoluzione: dal 2021-2022 ai giocatori sarà concesso di sfruttare i loro diritti di immagine, la scelta di Jalen Green di andare in G-League deve aver forzato la mano.

Jalen Green Hoophall Classic lapresse 2020 640x300 Jalen Green salta la NCAA e va direttamente in G-League (Foto LaPresse)

Si prepara una rivoluzione nel mondo del basket NCAA: lo ha anticipato Shams Charania, giornalista e opinionista per The Athletic, che ha riportato alcune indiscrezioni che circolano dall’associazione della pallacanestro universitaria. A partire dalla stagione 2021-2022 infatti ai giocatori potrebbe essere concesso di sfruttare i loro diritti di immagine, ricevendone un salario e con la possibilità di occasioni di bunisess o apparizioni pubbliche. Per chi mastica un po’ del mondo NCAA, è un terremoto: da anni infatti monta la polemica sullo “sfruttamento” dei cestisti e su come funziona il sistema. Riassumendo, senza addentrarci troppo in un labirinto di norme, sottonorme e sotterfugi, le università cercano di portare nel loro progetto sportivo (in questo la pallacanestro) i migliori prospetti dei licei con la promessa di borse di studio legate allo sport; pratica assolutamente legale, ma il problema nasce dal fatto che a questi giocatori non è poi concesso di incassare un dollaro. Sono dilettanti, e come tali vengono trattati.

Ora, non ci sarebbe niente di male; senonchè ci sono squadre universitarie che hanno un media di spettatori superiore a quella di franchigie NBA, la March Madness (il torneo finale che assegna il titolo) è uno degli eventi più seguiti non solo negli Stati Uniti ma nel mondo e, soprattutto, alcuni di questi giocatori generano introiti pazzeschi ma non ne possono godere. Pensiamo per esempio a gente come Anthony Davis – prima scelta assoluta nel 2012 e oggi ai Los Angeles Lakers – Lonzo Ball o, tornando indietro nel tempo, Magic Johnson e Larry Bird che si erano sfidati in una finale NCAA (tra Michigan State e Indiana State) che già allora aveva quasi l’hype di una Lakers-Celtics: ecco, giocatori di questo tipo muovono già un business paragonabile a quelli di ottimi cestisti NBA, sono loro a rendere la NCAA quello che è (dal punto di vista economico e non solo) ma non guadagnano. Al punto che, per arrivare a qualcuno di loro, certi coach e organizzazioni sono stati pescati con le mani nel vasetto della marmellata, ovvero nel tentativo di pagarli sottobanco purchè scegliessero il loro ateneo: cosa vietatissima, e regolarmente sanzionata in maniera salata.

NCAA VERSO LA RIVOLUZIONE: IL CASO JALEN GREEN

Adesso però la NCAA sta prendendo contromisure: naturalmente non si può concedere uno stipendio ad un giocatore universitario, ma se non altro si può pensare di riconoscergli una fetta degli introiti generati. Facile pensare che la mossa sia una diretta risposta all’avvenimento dell’anno: Jalen Green, considerato già ora una potenziale prima scelta assoluta al draft NBA 2021, ha snobbato il college per firmare con una squadra di G-League, la lega di sviluppo. Saltare il college per fare il professionista non è certo una novità: in Italia era arrivato Brandon Jennings (a Roma), recentemente LaMelo Ball (candidato principale al numero 1 nel prossimo draft) è volato in Lituania prima e Australia poi (nel Paese oceanico c’è un ottimo progetto chiamato Rising Stars) e altri cestisti sono andati proprio nella lega di sviluppo, ma nessuno aveva mai goduto dello stipendio di Green. Ovvero 500 mila dollari, quando la media dei salari nella G-League è di circa 35 mila dollari. Si tratta dunque di un momento che potrebbe segnare un’epoca: il Commissioner NBA Adam Silver gongola, perché la decisione di Green potrebbe fare da apripista ad altri ottimi prospetti, “indebolire” la NCAA (o comunque indurla a cambiare le regole, come visto) e soprattutto rendere la G-League un vero trampolino di lancio per la lega professionistica di basket.

Al momento infatti la G-League (che una volta era conosciuta come Development League) ha la funzione di cui sopra, ma nella realtà è un bacino per gli scarti delle relative franchigie NBA che li mandano a farsi le ossa e guadagnare minuti nelle squadre controllate; una sorta di giovanile che però è aperta a ogni tipo di profilo, dal diciottenne non selezionato al draft al trentenne che non trova spazio nelle rotazioni al piano di sopra. Che la G-League diventi invece una lega nella quale percepire uno stipendio ma che abbia anche un livello tecnico di eccellenza porterebbe chiaramente ad aumentare il numero degli spettatori e muovere molti più soldi. Pensate per esempio se in questa lega arrivasse una coppia come quella che Kentucky conobbe ai tempi, formata da John Wall e DeMarcous Cousins; pensate alla Duke campione con Tyus Jones, Quinn Cook, Justice Winslow, Jahlil Okafor e Grayson Allen o tante altre squadre e giocatori di questo calibro. Ecco, la mossa di Jalen Green potrebbe davvero aver cambiato la prospettiva di guardare e vivere il basket NCAA: scopriremo solo più avanti se sarà stato davvero così, ma intanto qualche primo passo è stato mosso.





© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultime notizie di Calcio e altri Sport

Ultime notizie