Il Belgio abbandona il progetto di abbandono nucleare: i quattro reattori belgi potranno restare operativi per altri dieci anni
Per la seconda volta negli ultimi anni – ci torneremo dopo – il Belgio ha deciso di prorogare ulteriormente il ciclo di vita dei suoi reattori nucleari, facendo un importante passo indietro rispetto al progetto di abbandono che era stato avviato già prima dello scoppio della guerra in Ucraina, di fatto estendendo la possibilità di produrre energia a zero impatto ambientale oltre la fine del 2025; il tutto, però, aprendo l’importante rebus sulla gestione degli impianti in un contesto in cui le maggiori aziende energetiche del Belgio hanno avviato importanti ed ampi programmi di investimento nelle rinnovabili (per così dire) “tradizionali”.
Partendo dal principio, è bene ricordare che il Belgio è stato tra i pionieri europei dell’energia nucleare, con un totale di quattro reattori attualmente in funzione distribuiti tra il confine con i Paesi Bassi e quello con la Germania: i primi due – chiamati Tihange 1 e Doel 2 – sono attivi da quasi mezzo secolo, e gli altri due – Tihange 3 e Doel 4 – dal 1985; mentre il primo progetto di abbandono del nucleare era stato avviato già prima dello scoppio della guerra in Ucraina e poi abbandonato temporaneamente dopo la crisi energetica che ha investito l’Europa per la fine delle forniture da parte della Russia.
Il Belgio estende la vita dei reattori nucleari: è rebus sulla gestione degli impianti
Lo spegnimento dei reattori nucleari da parte del Belgio era stato rimandato alla fine del 2025, ma solamente ieri – dopo che già a marzo la società energetica francese Engie aveva accettato di tenere operativi Tihange 3 e Doel 4 per altri dieci anni – il Parlamento ha approvato una proposta per estendere la vita di Tihange 1 e Doel 2 anche oltre la fine di questo anno solare: l’obiettivo, spiega il ministro dell’Energia del Belgio, Mathieu Bihet, è quello di aumentare la “quota di energia nucleare nel nostro mix energetico” per raggiungere il più rapidamente possibile gli obiettivi climatici europei.
Insomma, il Belgio mirerebbe a fare quello per cui molti altri Paesi europei si stanno mobilitando – a partire dalla fortemente nucleare Francia, arrivando fino alla Svezia e al caso italiano con i primi reattori che saranno attivati nei prossimi anni dopo decenni di paura e rifiuto politico e sociale – a fare in questo stesso periodo; ma, nel frattempo, resta il dubbio sul gestore degli impianti belgi, con l’attuale appaltatore – la francese Engie – che, tramite un portavoce, ha fatto sapere che attualmente il nucleare “non fa più parte della [nostra] strategia”.