Benedetto XVI, la lettera sulle dimissioni/ “Rinunciai per insonnia, nessun ricatto”
Papa Benedetto XVI, prima di morire, scrisse una lettera sulle sue dimissioni al biografo Peter Seewald: “Ho rinunciato a causa dell’insonnia”

Papa Benedetto XVI, a ottobre scorso, scrisse una lettera sulle dimissioni al biografo Peter Seewald. A distanza di dieci anni, nonché a poche settimane dalla sua morte, Joseph Ratzinger aveva deciso di far luce in prima persona sulle ragioni che lo hanno spinto a rinunciare al Pontificato. Alcune anticipazioni sulla missiva sono state diffuse dal settimanale tedesco Focus e successivamente confermate dal destinatario all’agenzia Kna della Chiesa tedesca.
In questo inedito documento, il Pontefice emerito ha attribuito la causa principale delle dimissioni alla Schlaflosigkeit, ovvero un’insonnia che lo tormentava da anni e che non riusciva più a gestire a causa dei numerosi impegni. “L’insonnia mi ha accompagnato ininterrottamente dalla Giornata mondiale della Gioventù di Colonia”, aveva raccontato. Il riferimento è al primo viaggio internazionale compiuto nell’agosto del 2005. L’apice della stanchezza era arrivato poi nel viaggio in Messico e a Cuba, a marzo del 2012. “Ero sfinito. Una mattina notai che il mio fazzoletto era completamente intriso di sangue. Devo avere urtato qualcosa in bagno ed essere caduto”. Un medico curò la ferita e nessuno notò nulla.
Benedetto XVI, la lettera sulle dimissioni: il racconto dell’insonnia
Papa Benedetto XVI, nella lettera sulle dimissioni, racconta di avere cercato in tutti i modi di contrastarla con l’aiuto del suo medico personale. Gli venivano somministrati dei sonniferi e si insisteva affinché i suoi interventi in pubblico fossero nelle prime ore del giorno. “All’inizio i forti rimedi funzionavano e garantivano la mia disponibilità a svolgere il ministero, ma col passare del tempo hanno raggiunto i loro limiti”, ha scritto ancora. È per questo motivo che sarebbe arrivato alla “riflessione sobria e ponderata” che lo ha portato a lasciare l’incarico proprio prima del luglio 2013, quando era in programma il viaggio in Brasile per la Giornata mondiale della Gioventù.
La scelta, come ribadito in più occasioni da Joseph Ratzinger, non avrebbe dunque nulla a che vedere con le presunte pressioni di cui sarebbe stato destinatario. A confermarlo nelle scorse ore è stato anche il biografo Peter Seewald. “Spero che questo metta finalmente a tacere le teorie cospirative e le speculazioni errate”, ha commentato a Kna.
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