Benedetto Zuncheddu è stato intervistato stamane da Storie Italiane: dopo 33 anni in cercare da innocente lo stato lo ha abbandonato
Beniamino Zuncheddu ha passato 33 anni della sua vita in carcere da innocente, accusato di aver ucciso tre pastori sul Sinnai, quindi condannato all’ergastolo e poi completamente scagionato dopo un nuovo processo. Beniamino Zuncheddu è un anno e mezzo che è stato scarcerato ma è di fatto abbandonato a se stesso, non avendo di che vivere. La sua famiglia, a cominciare da Augusta, la sorella, quindi il cognato, lo stanno cercando di aiutare ma ovviamente non basta.
Dopo 33 anni riceverà un risarcimento ma ci vorranno molti anni, e l’iter è molto lungo prima di ricevere questi soldi: “Ci servono 50.000 firme – racconta Beniamino a Storie Italiane – per poter far passare una legge che permetta a chi è stato condannato ingiustamente debba ricevere subito un minimo indispensabile per andare avanti. Mi hanno tolto tutto, è molto difficile vivere così”.
BENIAMINO ZUNCHEDDU: “SERVE SUBITO UNA LEGGE”
Beniamino Zuncheddu è entrato in galera che non aveva neanche 27 anni e ne è uscito a 60 anni: “Sono stato sempre sostenuto dalla famiglia, mi servirebbe qualcosina per andare avanti, per non essere sempre dipendente”. Serve quindi un decreto di emergenza, un intervento “dall’alto”, perchè risulta essere sconcertante ciò che sta accadendo, con il rischio che qualora il povero Beniamimo Zuncheddu dovesse venire a mancare il risarcimento salterebbe del tutto.
Una situazione paradossale, un uomo abbandonato dopo che gli è stata di fatto rubato la vita da innocente “Si tratta di persone, parliamo di Beniamino – commenta Don Gaetano – questa situazione è stata provocata da qualcuno che è responsabile, se ci sono gli strumenti vanno usati tutti anche perchè non risarciremo mai abbastanza ciò che è stato tolto a Beniamino Zuncheddu. Questa persona deve avere degli strumenti materiali e quindi abbiano l’obbligo di aiutarlo”.
BENIAMINO ZUNCHEDDU, GIOVANNI TERZI: “IO HO SUBITO UNA COSA SIMILE”
Giovanni Terzi ha preso la parola, ricordando anche il suo caso “simile” a quello di Beniamino: “A me è capitata una vicenda giudiziaria nel 1997 e io sono stato risarcito nel 2009 per tre mesi di ingiusta detenzione, stiamo parlando del nulla nei confronti di 33 anni, ho avuto un risarcimento dallo stato ma è stato lunghissimo. Lo stigma non l’ho vissuto – ha continuato Terzi – e mi piace cosa sta facendo Beniamino, che sta raccontando la sua storia con la sua dignità”.
E ancora: “Noi non ci dobbiamo vergognare di nulla, ciò che abbiamo subito lo abbiamo subito da vittima. Io ho vissuto un piccolo dramma perchè mio padre si è ammalato mentre ero in carcere e poi è morto, ma Beniamino sta affrontando il suo caso con una dignità di grande uomo, ma deve essere fatta una legge ad personam, perchè c’è una situazione dove lo stato ha sbagliato e dove lo stato deve correre ai ripari, subito. Diamogli i soldi che poi lui vive benissimo”.
BENIAMINO ZUNCHEDDU, L’ULTIMO APPELLO
Beniamino Zuncheddu ha concluso con un appello: “Che venga approvata questa legge, anche senza le firme. Io sono a disagio con la società, non è facile dopo 33 anni. Non è facile, dallo stato non si è fatto vedere nessuno, ma quando facciamo gli errori noi ti tartassano subito. Io spero in una giustizia e non in una ingiustizia”.
Come ricorda il Corriere della Sera, appena uscito Zuncheddu ha ricevuto un assegno di 30.000 euro, otto euro per ogni giorno in carcere, ma ovviamente la difesa dell’ex carcerato aveva presentato ricorso, considerando pressochè ridicolo quanto risarcito. Ci vorranno però anni, al massimo 8 sembrerebbe, un lasso di tempo troppo lungo per una persona che non ha nulla, nemmeno un lavoro, avendo passato più di metà della sua vita in una galera, ricordiamo, da innocente. La speranza è che questa situazione possa risolversi il prima possibile.