“L’emergenza è lentamente calata su questo nuovo disco. Era partito in un momento spensierato con l’idea del rinnovamento, del fermarsi un attimo a raccontare se stessi dopo una carriera di movimento infinito, del cimentarsi con qualcosa di nuovo e trovare nuovi stimoli. Lentamente il significato del lavoro si è trasformato, è diventato atto di resistenza e risposta dell’arte alle avversità“.
Una risposta. Una risposta importante. Quella di Beppe Gambetta, una delle figure più prestigiose e autorevoli della chitarra internazionale, offerta attraverso lo strumento più naturale: la musica. La sua musica. La musica nostra, per citare uno dei brani chiave di questo nuovo album intitolato Where The Wind Blows/Dove Tia O Vento (Borealis Records), il quattordicesimo del chitarrista genovese.
Non è solo il doppio titolo – inglese e genovese – ad alludere al rinnovamento. E’ l’intera operazione, uscita in uno momento di difficoltà per l’intero panorama dello spettacolo e non solo per i musicisti, a fare emergere la profonda novità. Dieci canzoni in cui Beppe Gambetta si scopre e riscopre songwriter, cantante, chitarrista elettrico: “Succede spesso che l’artista scopra le proprie risorse e la propria espressione artistica strada facendo. A volte si scopre una propria dote per caso, altre volte questo deriva dall’esigenza di produrre bellezza con i pochi mezzi del mondo indipendente (come nei piccoli circhi dove il bigliettaio fa anche il clown e il domatore di coccodrilli e vende zucchero filato nell’intervallo). Il mio percorso è iniziato come chitarrista acustico innamorato della musica americana, con il tempo sono nati il viaggiatore, il ricercatore, il cantante, l’arrangiatore, il tecnico del suono, il produttore di spettacoli, l’insegnante e oggi il chitarrista elettrico e il cantautore. Fino ad ora provavo una forma di pudore e riservatezza che mi impediva di scrivere canzoni. Con questo lavoro sono riuscito a superarla e ora aspetto il giudizio di chi vuol bene alla mia musica per decidere se potrò continuare anche in questa direzione”.
Where The Wind Blows esce a tre anni di distanza da Short Stories, ancora una volta con Borealis Records. La collaborazione con l’etichetta canadese non è che uno dei tasselli internazionali che compongono la storia di questo straordinario chitarrista: nato a Genova, in costante contatto con il territorio, la musica e le professionalità nordamericane, apprezzato a livello mondiale, in anni di carriera ha sintetizzato il suo amore per la musica americana – country, bluegrass, folk, blues – e quello per i padri, a partire da Fabrizio De André. La scelta della lingua genovese è proprio un omaggio alle sue radici e il punto di partenza per un percorso a ritroso, che ha portato al ritrovamento di alcuni brani scritti tempo addietro: “Il genovese ha una sonorità molto poetica e mediterranea, ha più parole tronche dell’italiano e in alcuni casi è più espressivo. Nella canzone Dove Tia O Vento ha funzionato perfettamente per esprimere la malinconia della città parlando delle emigrazioni, della vita dura dei marinai, dell’arrivo del fascismo, dei suoi ritorni, delle alluvioni, dei crolli e così via. Il tutto in contrasto con la sua straordinaria bellezza che ti chiamerà sempre e ti farà tornare. Molti dei brani del disco sono un ritorno, li ho scritti tempo addietro (chissà, forse per un presentimento) e si sono rivelati perfetti per leggere i tempi attuali. Primo su tutti la tristezza di Lament, poi la determinazione ad uscirne di Fighting While We Can, poi l’amore e l’arte che vincono sull’incertezza in La Musica Nostra, l’importanza e la saggezza degli anziani di Wise Old Man, la speranza propiziatoria dell’alba in Sunrise Melody, la voglia di danzare in Forget About Me Not“.
In questo album di novità cantato in italiano, inglese e genovese, un lavoro in parte autobiografico che abbraccia canzone d’autore, folk-rock, blues, flatpicking e Mediterraneo, Beppe Gambetta si è circondato di collaboratori importanti come il bassista Rusty Holloway e il percussionista Joe Bonadio. Gambetta è anche noto per essere l’instancabile animatore della Acoustic Night, che quest’anno avrebbe dovuto celebrare il suo ventennale e lo farà in modi alternativi: “Acoustic Night è stato ideato e prodotto 19 anni fa da me e mia moglie Federica in maniera indipendente come celebrazione dell’incontro tra musicisti intorno ad un tema speciale. L’evento si è sempre svolto presso il Teatro Stabile (ora Teatro Nazionale) di Genova ed è cresciuto negli anni da una singola replica sino a quattro repliche, basandosi sempre e solo sugli incassi e sulla qualità dell’offerta. Stavamo lavorando ad una grande festa di celebrazione del ventennale e la musica del mio nuovo album avrebbe rappresentato buona parte del programma. Ci piacerebbe ora parlare di riprogrammazione essendo questo un evento che ha sempre tratto la sua linfa dall’energia e dello stupore del pubblico e non può certo essere ridotto ad una diretta social. Nei giorni in cui l’Acoustic Night avrebbe dovuto avere luogo (21-24 maggio) faremo uscire un video celebrativo e ci adopereremo in ogni modo per raggiungere e salutare i nostri fans”.