LA GUERRA GRILLO-CONTE FINISCE (COME PREVISTO) IN TRIBUNALE: LA MOSSA DI BEPPE
Lo scrivevamo già a settembre 2024 quando in vista dell’ultima fase della Costituente M5s si stava per consumare il divorzio ufficiale tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte: i legali dell’ex Garante 5Stelle stavano preparando una denuncia contro i vertici del Movimento 5Stelle, chiedendo che nome e simbolo del partito tornassero in mano allo stesso Grillo. E così è avvenuto, dopo un silenzio durato diversi mesi che non ha “lenito” la ferita dello scontro fratricida interno al M5s: fonti vicino al fondatore rivelano all’ANSA che esattamente 6 mesi dopo il video a bordo del carro funebre (che rappresentava il “suo” Movimento) inizia l’azione legale per riprendersi tanto il nome quanto il simbolo delle ormai famose 5 stelle.
Dopo l’uscita di scena, con tanto di sospensione e licenziamento dal ruolo di Garante per decisione della Costituente M5s (riconvocata dopo i ricorsi accolti dello stesso Grillo) avvenuto a fine 2024, lo scontro interno è rimasto sopito ma non cancellato, riesplodendo ora – a ridosso dei Referendum e dopo le Elezioni Comunali – con un Movimento in stallo fra consensi e leadership interna al campo progressista. Secondo quanto commentano i vertici del partito pentastellato, oggi guidato al 100% dal Presidente Giuseppe Conte, non vi sarà alcuna “rivoluzione” in quanto resterà una vicenda giudiziaria che riconoscerà «l’infondatezza» delle richieste grilline.
Farsi un altro simbolo, un altro nome e dunque un altro partito era stato il “messaggio” inviato da Beppe Grillo all’ex alleato Conte, minacciando una scissione interna al gruppo dirigente: messo invece in minoranza durante la Costituente, nonostante qualche messaggi “sibillino” lanciato sui social nelle settimane successive, un silenzio “sordo” era calato sulla gestione politica del M5s con la vicenda Grillo rimasta nell’angolo. Dopo il lavoro del team di avvocati al seguito dell’ex Garante ora sembra pronta la “guerra” in Tribunale che promette potenziali prossimi colpi di scena in casa 5Stelle.
IL RISCHIO CAOS NEL M5S E I DUBBI DEL COSTITUZIONALISTA: “IL PARTITO NON È UN’AZIENDA”
«Non è una questione che riguarda più me»: così Giuseppe Conte commenta la possibilità di una citazione in giudizio dell’intero M5s per la perdita di nome e simbolo a vantaggio del fondatore Beppe Grillo. Con un Movimento considerato “stramorto” dagli ex eletti 5Stelle e dallo stesso “Elevato”, la richiesta è di giungere ad una sentenza che sancisca in termini di legge le posizioni e le azioni del M5s di Conte, del nuovo corso che ha simbolicamente defenestrato politicamente l’anziano leader.
Con la definizione in Costituente di un via libera ai mandati, cancellando anche l’ultima “bandiera” del M5s di Grillo e Casaleggio, la difesa dell’Elevato punta dritto a contestare tutte le ultime decisioni prese dalla comunità a 5 Stelle con le nuove regole proposte da Conte: una battaglia che ora non sarà più solo politica ma che rischia di tramutarsi in un braccio di ferro continuo tra avvocati, documenti e ricorsi. Dalla sua parte Grillo avrebbe la sentenza del 2021 a Genova che sancisce come il simbolo del M5s appartenga al Garante tramite l’Associazione Movimento 5Stelle.
Come spiega il “Sole 24 ore”, citando fonti vicine ai M5s, vi sarebbe una scrittura privata siglata da Grillo che gli imporrebbe di non avere molto spazio di contestazione contro il nuovo M5s, in quanto la manleva ufficiale lo solleva da ogni conseguenza patrimoniale derivante da cause eventuali giudiziario. In poche parole, portando Conte e il Movimento in Tribunale, Grillo rinuncerebbe alla “copertura” su eventuali prossime cause, puntando invece l’intero arsenale di avvocati contro la gestione attuale del M5s.
Sentito sempre dal “Sole 24” il costituzionalista esperto di diritto fra i partiti, Salvatore Curreri, ritiene pericolosa la china che potrebbe prendere la vicenda dato che i partiti «non sono marchi aziendali», ergo non avrebbe senso parlare di Grillo come “proprietario” di simboli e nome, «il simbolo di un partito appartiene non ad un soggetto ma alla comunità politica che in esso si riconosce».
Al di là delle reazioni e risposte al momento molto composte, se i giudici dovessero dar ragione a Grillo potrebbe esserci una potenziale “scissione” che porterebbe Conte a perdere almeno un terzo dei consensi, oltre al caos mediatico e politico che si genererebbe con alla sbarra Beppe Grillo e il suo attuale principale nemico politico, ovvero l’ex Presidente del Consiglio.