Tra i numerosi medical drama in circolazione, Berlino: codice rosso (disponibile dal 26 febbraio su Apple TV+) si distingue per la sua crudezza e un realismo esasperato. Nessuno immaginerebbe che, fuori e dentro un Pronto soccorso in una delle città più moderne e importanti d’Europa, la vita possa essere così difficile e che nel cuore del continente simbolo del welfare vacilli la convinzione che la salute dei cittadini sia davvero una priorità.
Non aspettatevi, dunque, romantiche storie d’amore tra corsie pulite e ordinate o medici capaci di diagnosticare miracolosamente con un solo sguardo e salvare vite nel giro di pochi minuti. Berlino: codice rosso è quanto di più vicino ci sia a un Pronto soccorso reale, lontano dalle eccellenze ospedaliere più ambite. È il ritratto crudo e spietato della “prima linea” sanitaria, fatta di compromessi, stanchezza e decisioni impossibili.
Abbiamo imparato tutti, durante la pandemia, il significato della parola “triage”. Ed è proprio questo il fulcro del racconto: la quotidianità di chi lavora a contatto diretto con l’emergenza. Ogni giorno, il personale è chiamato a scegliere chi può aspettare, chi deve passare avanti e chi, purtroppo, non ha più nulla da sperare.
Protagonista è la dottoressa Suzanna Parker, interpretata con grande intensità da Haley Louise Jones (La mia prediletta, Paradise), professionista esperta che accetta di dirigere il Pronto soccorso del peggior ospedale pubblico di Berlino per espiare una colpa personale: il tradimento dei propri affetti familiari. Fuggita da un prestigioso ospedale di Monaco dove era stimata, dopo una relazione con il marito della sorella, cerca redenzione in un contesto ostile e caotico.
Ad accoglierla non è il rispetto, ma l’ostilità, in particolare quella del dottor Ben Weber, medico talentuoso ma tossicodipendente, interpretato da Slavko Popadić (Crooks), che gestisce la farmacia del Pronto soccorso come un self-service per drogati e clandestini. Anche lui, inizialmente, rifiuta l’autorità della Parker, convinto che fuggirà via come tutti i predecessori. Ma entrambi, a poco a poco, dovranno riconoscere il valore dell’altro e iniziare a collaborare, unica possibilità per sopravvivere al sistema.
Sullo sfondo, una Berlino che raramente si vede: una città caotica e multiculturale, specchio fedele di un’Europa in crisi, in cui si convive fianco a fianco ma si è spesso lontani. La serie colpisce perché non usa la sanità per esaltare la lotta epica tra l’uomo e la morte, ma come lente di ingrandimento sulle contraddizioni della nostra società. Una società in cui stiamo forse, senza accorgercene, perdendo le conquiste fondamentali di benessere e sicurezza sociale ottenute lungo il secolo scorso.
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