Con una decisione comunicata poche ore fa, la Corte Suprema di Giustizia dell’Argentina ha approvato l’estradizione in Italia di Leonardo Bertulazzi, ex membro delle Brigate Rosse, che ha avuto un ruolo importante nel rapimento di Aldo Moro, conclusosi con il suo assassinio.
Al provvedimento manca solo la firma del presidente Javier Milei che, senza alcun dubbio, ratificherà la decisione della Corte, visto che si tratta solo di un fatto meramente amministrativo.
Ricordiamo che Bertulazzi era entrato in motocicletta in Argentina nel 2002 attraverso il valico di San Carlos di Bariloche: immediatamente arrestato, aveva però beneficiato di una risoluzione sulla questione dell’asilo politico nel 2004, fatto che ne aveva impedito l’estradizione.
Nel 2024 il governo argentino annunciò di averlo arrestato, dopo che l’esecutivo stesso modificava la composizione della Commissione nazionale per i rifugiati (Conare) revocandogli lo status ottenuto precedentemente.
Ma una successiva decisione della Cassazione annullò l’arresto, perché il provvedimento preso dalle autorità e confermato da Milei non poteva essere considerato definitivo prima della definizione del ricorso presentato dai suoi legali: in pratica si sono posposti i tempi, che solo ora, dopo il pronunciamento della Corte Suprema, hanno assunto la quasi definitiva definizione del provvedimento preso con il suo arresto, mancando la sola firma del Presidente per confermare la decisione ed estradare l’ex terrorista in Italia, dove deve scontare una pena di 27 anni di carcere per il sequestro di Pietro Costa (della famiglia di armatori della Costa Crociere) nel 1977 e l’accusa di banda armata.
Con i soldi ottenuti dal rapimento, circa 1 miliardo e mezzo, venne poi acquistato l’appartamento dove fu segregato l’ex presidente della Democrazia Cristiana.
La Corte ha anche deciso che “la portata di questa sentenza non implica l’apertura di alcun dibattimento sulla domanda dell’appellante relativa alla perdita dello status di rifugiato” ed ha ordinato “che il giudice adito informi della questione il suo omologo collega italiano”.
L’improvvisa decisione della Corte ci conferma che la giustizia si sta muovendo in un modo alquanto inaspettato fino a poco tempo fa, e questa ennesima sentenza arriva dopo la decisione sulla condanna a sei mesi di reclusione (per ora domiciliaria) dell’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner nel processo che ha accompagnato lo scandalo definito “Viabilità” (uno dei dieci che deve affrontare).
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