Le registrazioni audio delle conversazioni tra Joe Biden e il procuratore speciale Robert Hur – ottenute da Axios – rivelano l’ex presidente USA alle prese con vuoti di memoria allarmanti: durante oltre cinque ore di colloqui avvenuti nell’ottobre 2023, Biden ha mostrato difficoltà nel ricordare l’anno della morte del figlio Beau (2015), la data dell’elezione di Donald Trump (2016) e persino i motivi per cui si trovassero nella sua abitazione documenti segreti con una serie di pause imbarazzanti che venivano spesso interrotte solo dal ticchettio di un orologio a pendolo.
In alcuni passaggi, sono stati gli avvocati a dover suggerirgli parole come fax, correggergli le date e riorientare il discorso mentre l’ex presidente divagava su aneddoti distanti dal tema centrale – come una Corvette guidata con Jay Leno o la stampa di Gutenberg – senza però riuscire mai a chiarire come i documenti riservati fossero effettivamente finiti in suo possesso; Hur – nel suo rapporto – ha descritto Biden come “un uomo anziano, simpatico ma con scarsa memoria” una valutazione che ha contribuito alla decisione di non procedere legalmente contro di lui, ritenendo improbabile una condanna da parte di una giuria che avrebbe potuto provare compassione.
La scelta di Hur ha scatenato l’indignazione dei repubblicani che hanno dichiarato senza mezzi termini come l’episodio dimostri chiaramente la sua inadeguatezza alla presidenza; il team di Biden – dal canto suo – ha cercato di minimizzare la vicenda definendo gli audio “già noti” e accusando il procuratore speciale di agire con motivazioni politiche, più che legali.
Biden e il declino cognitivo: l’audio ne è la prova? Harris parla di “rapporto inappropriato”
L’audio non solo riaccende le preoccupazioni (già emerse a più riprese durante la sua amministrazione) sull’idoneità di Biden alla presidenza della Casa Bianca ma pone anche dubbi preoccupanti sulla gestione della sua immagine pubblica in quanto – dalle registrazioni – emerge un uomo a tratti smarrito e confuso, capace di rievocare episodi come il dibattito tra Nixon e Kennedy nel 1960, ma allo stesso tempo incapace di spiegare perché conservasse memo riservati sull’Afghanistan e l’unica giustificazione fornita da Biden sarebbe stata un vago desiderio di “conservarli per i posteri”.
Kamala Harris ha definito il rapporto di Hur “inappropriato e politicizzato” criticando i toni e la scelta di includere osservazioni personali ma all’interno del Partito Democratico la difesa è sempre più complessa: le rivelazioni contenute nel libro Original Sin, che accusano la campagna di Biden di aver deliberatamente nascosto i segnali del declino cognitivo, stanno mettendo in difficoltà anche gli alleati più vicini.
La diffusione degli audio da parte di Axios (che la Casa Bianca aveva inizialmente occultato definendoli “materiale protetto”) rivela un livello di vulnerabilità inedito nella narrazione pubblica di Biden e – oltre alle trascrizioni – le registrazioni relative alle due sessioni dell’8 e 9 ottobre 2023 restituiscono un ritratto sonoro imbarazzante: la voce flebile, le pause prolungate e il ticchettio ossessivo dell’orologio mettono in luce un’atmosfera di disagio, rafforzando le critiche sul suo declino cognitivo.
La scelta di Hur di non incriminare Biden, motivata anche dalla percezione di un uomo “ben intenzionato ma smemorato”, rischia ora di trasformarsi in un autogol politico: i repubblicani accusano un doppio standard dopo il caso Trump, mentre i democratici – pur difendendo l’“acutezza” di Biden – faticano a controbattere sulle prove audio.