Joe Biden è pronto a recarsi in viaggio in Arabia Saudita, proprio quello Stato che lui definì “pariah” per le responsabilità del principe ereditario Mohammed bin Salman nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018. La trasferta in landa araba di Biden ancora non è stata pianificata in termini cronologici, ma è assai probabile che si terrà alla fine di giugno, quando è già in programma un viaggio in Israele: “Non ho cambiato idea sui diritti umani, ma il mio lavoro è far avanzare la pace”, ha risposto il presidente americano ai giornalisti.
Come riferito dal “Corriere della Sera”, è un lungo cammino quello che porterà Joe Biden a Riad e “nella prima fase della sua amministrazione, il presidente aveva tenuto le distanze dai sauditi, a differenza del suo predecessore Donald Trump, che aveva con Riad rapporti strettissimi. Biden aveva chiamato re Salman – l’anziano monarca che ufficialmente guida il Paese, pur avendo nei fatti passato i poteri al figlio – ma rifiutato ogni contatto con il principe”.
JOE BIDEN IN ARABIA: COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO BIN SALMAN?
Successivamente, ha raccontato il “Wall Street Journal”, bin Salman rifiutò di rispondere a una telefonata di Biden che avrebbe voluto chiedere un incremento della produzione per compensare l’embargo alla Russia. Con annesso messaggio di spiegazione: “L’America dovrebbe considerare quali sono i suoi interessi quando si relaziona ai suoi alleati”. A buon intenditor, poche parole, verrebbe da commentare, e la Casa Bianca ha accolto l’invito. Una decisione, analizza il “CorSera”, “che potrà avere anche conseguenze regionali: mentre re Salam si è sempre detto contrario agli Accordi di Abramo che hanno segnato la pace fra Israele e alcuni Paesi arabi, bin Salam è più possibilista. Biden potrebbe svolgere il ruolo del facilitatore, presentando a Israele le condizioni dei sauditi”.
Di fatto, siamo di fronte al trionfo del principe 35enne che in cinque anni ha rivoluzionato il volto dell’Arabia Saudita, “concedendo alle donne il diritto di guidare, portando musica e spettacoli in una nazione dove erano proibiti, aprendo l’economia a settori nuovi come l’hi-tech e il turismo”.