Se sabotaggio c’è stato, gli unici che possono agire in questo senso sono i russi. Ma quello che è successo in Spagna e Portogallo, il blackout che ha fermato due Paesi, potrebbe essere stato un incidente dovuto alla gestione poco accorta di diverse fonti di energia. Al di là di tutto, però, osserva Giulio Sapelli, professore emerito di storia economica alla Statale di Milano, questo caso pone un problema più generale di strategia che dovrebbe portare a riconsiderare petrolio e gas come le fonti migliori da utilizzare. Così come bisognerebbe porsi comunque il tema della sicurezza informatica relativa alla gestione di impianti così importanti per la vita e l’economia europea.
I tecnici sembrano escludere un sabotaggio della rete o un intervento degli hacker. Siamo davvero sicuri che il blackout in Spagna e Portogallo non sia stato l’esito di un atto ostile?
Non si può escludere nulla. Come non si può escludere che, vista l’over production di energia elettrica da parte della Spagna con l’eolico, ci sia stato qualche problema in questo senso. L’uso che i russi fanno degli hacker è frequentissimo, gli inglesi ne sanno qualcosa sull’Artico. Questo spiega perché adesso sono così antirussi e hanno ripreso la politica della guerra di Crimea. Non credo che possano essere stati degli hacker isolati: l’unica che potrebbe agire in questo modo è la Russia.
La missione del premier Sánchez in Cina la settimana scorsa potrebbe aver urtato qualcuno?
Non credo. Se sono stati i russi lo hanno fatto, comunque, è per mettere un po’ in discussione le nazioni europee. Qualche anno fa, tuttavia, un albero cadde sugli impianti di interconnessione elettrica in Valtellina, tra l’Italia e la Svizzera, e rimanemmo senza energia elettrica per una giornata. Personalmente propendo per un incidente tecnico derivato dalla mescolanza di diversi tipi di energia. Una cosa simile accadde in Texas anni or sono, quando, pieno di petrolio, lo stato americano aveva scoperto quanto è bello l’eolico o il sole: per un paio di giorni non hanno potuto eseguire operazioni negli ospedali e sono morte anche delle persone.
Un incidente di questo genere insegna qualcosa alla politica energetica europea?
Insegna che non si può fare a meno del fossile, di energie che non siano così rischiose, dipendenti dal mutamento repentino del clima, come quella eolica. Il gas e il petrolio sono ancora le fonti migliori, basta usarle bene: bisognerebbe piuttosto catturare la CO₂ che non imbarcarsi in operazioni come quella che ha distrutto la Castiglia. Ci sono alcuni centri spagnoli dove gli abitanti sono fuggiti per il rumore spaventoso.
Potrebbero servire ancora anche le centrali a carbone?
No, di queste centrali possiamo fare a meno, anche se in alcuni Paesi, come l’Australia, le usano ancora, impiegando dei filtri che funzionano molto bene.
Dal punto di vista della sicurezza, invece, cosa può insegnarci il blackout spagnolo?
Insegna che non si è mai sicuri. Le sfide che ci vengono dal terrorismo internazionale e dal conflitto di potenza che si è aperto grazie all’uso avanzatissimo della tecnologia sono lì a dimostrarlo. I francesi hanno scritto bellissimi libri già all’inizio del 2000 su questo: l’Istituto della guerra economica in Francia funziona e studiano proprio queste cose. Credo che siamo esposti a qualsiasi rischio.
(Paolo Rossetti)
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