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Home » Energia e ambiente » BLACKOUT IN SPAGNA/ L’esperto: frequenza collassata in 6”, ecco tutte le incognite. E il sabotaggio…

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BLACKOUT IN SPAGNA/ L’esperto: frequenza collassata in 6”, ecco tutte le incognite. E il sabotaggio…

Mega blackout in Spagna e Portogallo: il sistema europeo ha isolato i due Paesi evitando altri danni. Ancora ignote le cause

Int. Alberto Berizzi
Pubblicato 29 Aprile 2025
Blackout in Spagna: treni fermi (Ansa)

Blackout in Spagna: treni fermi (Ansa)

La rete europea ha isolato la Spagna, preservando il sistema, che è unico a livello continentale, ma il blackout che ha interessato tutta la penisola iberica pone problemi più generali che dovranno essere affrontati una volta capita la causa dell’incidente che ha mandato in tilt tutta la penisola iberica.

Il punto debole potrebbe essere stata una centrale di produzione dell’energia, magari tra le più grosse, o anche altri impianti. Qualcuno parla di fotovoltaico e fonti rinnovabili. Un’ipotesi da valutare perché, spiega Alberto Berizzi, docente ordinario di Power Generation and Renewables al Politecnico di Milano, si tratta di nuove tecnologie che dobbiamo ancora imparare a gestire fino in fondo.


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Per il momento, tuttavia, bisogna attendere: non ci sono elementi che ci consentano di optare per una spiegazione o l’altra. Qualche riflessione, tuttavia, si può già fare.

Si è parlato di hacker, di sabotaggio, ma la UE ha smentito. Come si può spiegare il blackout in Spagna e Portogallo?

Un hacker non è in grado di causare direttamente un danno di questo tipo. Può farlo se riesce ad accedere a una centrale, ad esempio nucleare, spegnendola istantaneamente. A quel punto il sistema registrerà un danno perché mancherà la potenza. Così come può creare un danno se riesce a penetrare in un centro di controllo, riuscendo a mettere in atto una manovra che porti all’indebolimento della rete. Per ora non possiamo sapere quello che è successo. Se la UE smentisce il sabotaggio, non ci sono elementi per dire il contrario.


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Che spiegazione possiamo azzardare allora?

Certamente c’è stato un danno dovuto a una mancanza di potenza, magari per un guaio di una certa consistenza in una o più centrali, anche tra quelle più grandi. Una centrale a gas o nucleare. Oppure può esserci stata una qualche interruzione dell’interconnessione con la Francia, però sembra che la Spagna stesse esportando potenza, quindi mi sentirei di escluderlo: in una situazione del genere, nel caso ci fosse stato un guaio su una qualche linea elettrica, gli spagnoli avrebbero dovuto avere problemi di natura opposta a quelli che si sono verificati con il collasso della frequenza.


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Il sistema energetico prevederà sicuramente livelli di sicurezza tali da evitare falle così grandi. Non hanno funzionato?

La rete dovrebbe essere in grado di sopportare la perdita anche dell’elemento più importante, come il più grosso impianto di produzione, senza avere disastri di questo tipo. Evidentemente qualcosa è andato storto. Venti minuti prima del collasso ci sono state delle oscillazioni di rete: vuol dire che in alcune zone della rete la frequenza è salita, in altre è scesa. Si tratta di oscillazioni osservate a livello europeo e abbastanza marcate, più del normale. Però è successo un quarto d’ora prima, non immediatamente prima, perché in realtà la frequenza è collassata nel giro di 6 secondi. Forse c’è stato un guasto che ha approfittato del momento di debolezza della rete e l’ha messa in ginocchio del tutto.

Un guasto del genere che interrogativi pone per il futuro?

Prima bisogna capire bene cosa è successo e verificare qual è stata la causa scatenante: eventi di questo tipo sono rarissimi. In Italia ne abbiamo vissuto uno nel 2003. C’era stato un doppio guasto in Svizzera che aveva aperto tutte le linee di interconnessione dell’Italia con il resto d’Europa. Erano mancati 5-6mila megawatt di potenza. L’Italia in quel momento non era in grado di alimentare tutto il carico ed è andata in blackout. Un altro evento di portata simile è successo nel 2006, in Germania, dove c’è stata una separazione di rete. Per ciò che vedo, tuttavia, quello che assomiglia di più al caso spagnolo è proprio il blackout italiano del 2003, perché è stato generalizzato, con una separazione elettrica della Spagna dalla Francia. La Spagna è rimasta isolata, ha dovuto arrangiarsi ad alimentare il proprio carico e non ci è riuscita.

Per ripristinare la rete in questi casi cosa occorre?

La riaccensione della rete avviene a macchia di leopardo: ci vogliono diverse ore. Gli impianti nucleari sono stati separati dalla rete stessa, quindi rimangono in sicurezza: prima che vengano ricollegati ci vuole un certo tempo. E siccome in Spagna hanno parecchio nucleare, questo può essere un problema.

Il fatto che siano coinvolte cinque centrali nucleari aumenta le preoccupazioni? Pone problemi di fragilità del sistema?

Andrei cauto a parlare di fragilità del sistema: è il secondo evento di questo tipo che si verifica in 150 anni. Non possiamo dire che il sistema sia fragile.

Perché questa crisi energetica può avere ripercussioni anche sulle altre reti europee?

C’è una sola rete elettrica europea e funziona come un impianto unico: l’elettrone che viene prodotto in Sicilia se ne va fino al Marocco o al confine con la Russia. Quando ci sono questi squilibri significativi, per salvare la “parte buona” della rete si separa quella dove c’è stato il guasto. In questo caso si è separata la rete spagnola rispetto al nucleo della rete europea, tant’è che in Italia non abbiamo avuto alcun contraccolpo. Un blackout a livello continentale sarebbe qualcosa di inimmaginabile.

In Francia, però, c’è stata qualche ripercussione. Come mai?

Credo che una parte della Francia sia rimasta al buio, ma sono cose che succedono. Nel blackout del 2003 parte del Canton Ticino era rimasta collegata all’Italia rimanendo al buio. Succede: non è che le reti abbiano un confine.

Al di là di questo incidente, e in attesa di capire le cause, ci sono delle criticità della rete energetica sulle quali bisogna mettere l’accento e che potrebbero avere aiutato a scatenare questa crisi?

Parlo molto in generale perché non posso dire nello specifico cosa sia successo. Certamente il sistema elettrico sta cambiando molto negli ultimi anni. Il problema non sono tanto le nuove tecnologie, quanto il fatto che dobbiamo studiare come integrarle al meglio. Ho letto che si dà la colpa al fotovoltaico o all’eolico, che in Spagna sono molto sviluppati: premesso, ancora una volta, che occorre vedere cosa è accaduto, in generale siccome sono tecnologie molto nuove e molto diverse da quelle a cui siamo abituati negli ultimi cent’anni, dobbiamo imparare a gestirle bene. Passando, a volte, anche da grossi errori. Se c’è stato un errore e ha riguardato le rinnovabili, ne trarremo la lezione. Magari non è stato così ed è successo un grosso guaio su un impianto termoelettrico a carbone che conosciamo da 60 anni.

(Paolo Rossetti)

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