“Blackout totale? Perché può succedere, cosa fare”/ Aparo von Flüe “Europa al limite”
Blackout totale, perché può succedere secondo il fisico Aparo von Flüe e cosa bisogna fare: “Europa vicina al limite”. Si può ancora agire in chiave prevenzione…

Un blackout totale è un’ipotesi che sembra remota in un mondo iperconnesso, ma proprio per questo c’è da preoccuparsi. «In Europa stiamo spingendo al limite della capacità il sistema di produzione e distribuzione dell’elettricità», ha avvertito Andrea Aparo von Flüe, fisico e docente all’università Sapienza di Roma. Nell’intervista rilasciata a Il Giorno ha spiegato che «quanto più ci si avvicina al limite, tanto aumenta la probabilità di una crisi» per cui «c’è davvero da essere preoccupati». Per l’esperto, che è anche dirigente d’azienda con un passato in Finmeccanica e Ansaldo, ci siamo anche complicati la vita non investendo in sistemi di accumulo. Per quanto riguarda però le cause di uno stop prolungato alla fornitura di energia elettrica, Aparo von Flüe indica in primo luogo «un eccesso di domanda di energia rispetto a quanto viene effettivamente prodotto» o una qualsiasi «interruzione di linea del sistema di distribuzione».
A questi rischi si aggiungono «la criticità sul fronte delle scorte, l’aumento dei prezzi dei combustibili e l’obsolescenza di impianti e infrastrutture». Un blackout totale potrebbe bloccare l’Europa per 7-14 giorni, questo è il tempo che ci vorrebbe secondo il fisico per rimettere in piedi il sistema, anche perché non si limita solo al Vecchio Continente.
BLACKOUT TOTALE? COSA FARE E COME EVITARLO
Dalle cause agli effetti. Un blackout totale colpirebbe ogni dispositivo o sistema che usa energia elettrica per funzionare. Quindi, per gestire il blocco a casa bisognerebbe per Andrea Aparo von Flüe avere la cosiddetta dotazione per eventi di emergenza: «Acqua da bere, almeno due litri al giorno a persona. Cibo. Disinfettanti, medicinali e generi di prima necessità per la cura della persona, carta igienica compresa. Sacchi per spazzatura. Candele e altri dispositivi di illuminazione non elettrici. Combustibile per cuocere e per il riscaldamento. Coperte. Una radio a batterie per eventuali comunicazioni di emergenza». Ma il fisico a Il Giorno ha citato anche libri da leggere, giochi di società e una compagnia gradevole. Chiaramente ci sono anche scelte di prevenzione per allontanare sempre più questo rischio. Ad esempio, «serve sicuramente tempo per rendere la rete più resiliente. Occorre costruire nuove centrali, aggiungere elettrodotti, modificare l’architettura del sistema, sia fisica sia gestionale».
Ma servono anche grandi impianti per coprire la domanda di base, distribuire i dispositivi d’emergenza sul territorio. «In più necessiteremmo di impianti dinamici di accumulo per gestire l’intermittenza delle fonti rinnovabili, come solare ed eolico». Ma un complesso sistema gestionale avanzato ha bisogno soprattutto di un’autorità transazionale di coordinamento e pianificazione. «La realizzazione di tutti questi impianti e programmi va sostenuta con capacità, responsabilità, educazione e formazione degli utenti, volontà politica, consenso sociale, risorse economiche. Per non parlare del tempo», ha concluso Andrea Aparo von Flüe.
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