CORONAVIRUS ITALIA, BOLLETTINO MIN. SALUTE 22 OTTOBRE/ 136 morti, 16079 casi, 66 t.i.
Bollettino coronavirus Italia, i dati del Ministero della Salute di oggi 22 ottobre 2020: 16.079 casi, 66 nuove terapie intensive, 136 morti. Coprifuoco in Lombardia, Lazio e Campania

Il trend sale ancora in Italia con il tasso di positività che cresce fino al 9,4% (ieri era all’8,5%), con nuovi 136 morti e il dato dei contagi sopra quota 16mila: il bollettino coronavirus offerto dal Ministero della salute per questo 22 ottobre 2020 vede l’aumento totale dei casi a +16.079, di questi sono purtroppo 136 le vittime (su 36.968), +2082 guariti-dimessi (259.456 il dato generale) e l’aumento netto dei casi attualmente positivi che sale a 13.860 unità. Ad oggi in Italia sono infettati dal Sars-CoV-2 169.302 persone (sono invece 465.726 da inizio pandemia): di questi, 10.686 sono ricoverati con sintomi nei reparti Covid (+703), 992 le terapie intensive (+66) mentre in isolamento senza o con pochi sintomi restano 158.616 persone. La diffusione del coronovirus nelle ultime 24 ore ha visto ancora la Lombardia in testa con 4125 nuovi contagi, segue Piemonte con 1550, Veneto 1325, Campania 1541, Lazio 1251, Toscana 1145, Emilia Romagna 889.
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— ilSussidiario (@ilsussidiario) October 22, 2020
IL BOLLETTINO DI IERI
In un’Italia dove le tre Regioni tra le più popolose – Lombardia, Lazio e Campania – entrano in coprifuoco notturno, è inevitabile che la sensazione di “deja-vu” di un lockdown come in primavera non può non rimanere: dopo il bollettino diffuso ieri dal Ministero della Salute, i casi di coronavirus registrati in 24 ore, più di 15mila non certo pochi, e le strutture ospedaliere iniziano a mostrare le prime sofferenze per i posti di terapia intensiva e gli stessi reparti Covid (che velocemente vengono riaperti giorno dopo giorno). E così il Governo ancora oggi con il Premier Conte annuncia dalla Camera «Siamo pronti a intervenire nuovamente se necessario». Ieri gli aumenti totali di Covid registrati sono stati 15.199: di questi, 127 sono i morti (cifra purtroppo tornata molto alta) sui 36.832 totali da inizio pandemia, 2.369 sono i guariti-dimessi (su 257.374), 12.703 l’aumento netto degli attuali positivi. Al momento in Italia sono considerati infetti da Covid-19 155.442 persone, con un tasso di positività ieri risalito all’8,5% (177.848 tamponi processati in un giorno, nuovo record): di questi, 926 sono le terapie intensive complessive (+56), 9.067 i ricoverati con sintomi (+603) e 145.459 le persone con pochi o zero sintomi in isolamento domiciliare.
CORONAVIRUS ITALIA: RISCHIO LOCKDOWN SEMPRE APERTO
Le aree considerate a maggior rischio per contagi nelle ultime 24 ore restano le medesime, le maggior popolate – come del resto avviene anche in tutto il resto d’Europa e del mondo, con il Covid che si conferma sempre più contagioso laddove vi siano più frequenti occasioni di vicinanza: Lombardia con 4.125 nuovi contagi, segue Piemonte con 1799, Campania 1760, Veneto 1422, Lazio 1219, Toscana 866, Emilia Romagna 671. In attesa del nuovo bollettino stilato come sempre dal Ministero della Salute, l’allarme viene gettato dagli esperti virologi e dal Cts nelle città più popolose e dunque a rischio diffusione del coronavirus: Milano, Napoli e Roma ma anche Genova, con Palazzo Chigi che considera la possibilità di ulteriori misure restrittive in accordo con sindaci e Regioni. La soglia da non superare sarebbe già stata fissata dal Cts: 2.300 pazienti in terapia intensiva. L’occhio puntato è dunque sull’indice Rt che non dovrebbe superare 2,35 altrimenti, secondo Antonio Giampiero Russo (responsabile Epidemiologia dell’Agenzia di tutela della salute di Milano) il lockdown di almeno due settimane sarebbe inevitabile. Ancora ieri il consulente del Ministero della Salute Walter Ricciardi ha spiegato nel merito come «alcune aree metropolitane come Milano Napoli e Roma hanno numeri troppo alti per essere contenuti con il metodo tradizionale del testing e tracciamento. E, come insegna la storia di precedenti epidemie, quando non riesci a contenere devi mitigare, ovvero devi bloccare la mobilità».
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