L’ex presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro è stato rinviato a giudizio dalla Corte Suprema per la pesantissima accusa di tentato golpe ai danni dell’attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva che l’ha battuto alle urne nel 2022: una sconfitta che non sarebbe – secondo l’accusa – stata digerita dall’ex presidente di estrema destra, al punto da mettere in piedi un manipolo di uomini fidatissimi con il compito di sovvertire il risultato elettorale ed impedire con la forza bruta dell’esercito il passaggio di testimone a Lula; mentre dal conto suo quasi naturalmente – ma ci torneremo dopo – Bolsonaro ha fermamente respinto le accuse sostenendo che si tratti di un processo politico.
Partendo dal principio, si ricorderà che dopo le elezioni in Brasile del 2022 – vinte da Lula con un vantaggio di appena lo 0,2% di voti al secondo turno – scoppiarono una serie di tumulti nella capitale: proprio quei tumulti – secondo l’accusa che oggi ha portato al rinvio a giudizio – sarebbero stati organizzati da Bolsonaro che tentò di impedire con la forza il subentro dell’avversario politico; il tutto arrivando addirittura a formulare piani (questi accantonati per l’assenza di sostegni utili) per avvelenare lo stesso Lula, il vice Alckmin e il giudice supremo de Moraes.
Bolsonaro: “Contro di me accuse politiche per impedirmi di vincere alle elezioni del 2026”
Oltre a Bolsonaro, sono stati rinviati a giudizio anche altri 6 fedelissimi dell’ex presidente tra il suo ministro della Casa civile Walter Braga Netto, il collega del dicastero della Giustizia Anderson Torres, quello della Difesa Paulo Sergio Nogueira, il presidente del Gabinetto alla Sicurezza istituzionale Augusto Heleno; ma anche l’ex comandate della Marina Almir Garnier Santos e l’ex direttore degli 007 brasiliani Alexandre Ramagem: se l’accusa di tentato golpe fosse confermata, tutti e sette – ed ovviamente Bolsonaro in misura maggiore in quanto presunto ideatore del piano – rischiano pene tra i 12 e il 43 anni di reclusione, oltre all’ovvia interdizione dalla vita politica.
Dal conto suo Jair Messias Bolsonaro non ha tardato a rispondere al rinvio al giudizio con un post condiviso sui social (lo trovate poco più in basso) nel quale denota come la corte sembri avere “troppa fretta” del tutto incoerente con “un caso di queste dimensioni”, relegando la ragione al fatto che si tratti di un “processo politico” per impedirgli di “presentarmi alle elezioni” nell’appuntamento del 2026 nel quale – sostiene – non ci sarà alcun candidato “in grado di battermi”.
– Estão com pressa. Muita pressa. O processo contra mim avança a uma velocidade 14 vezes maior que o do Mensalão e pelo menos 10 vezes mais rápida que o de Lula na Lava Jato.
– E o motivo? Nem tentam mais esconder. A própria imprensa noticia, abertamente e sem rodeios, que a… pic.twitter.com/JadGJP6FBR
— Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) March 26, 2025