Dopo numerosi rinvii e riscritture e un totale di (quasi) quattro anni d’attesa la pratica del bonus padri separati – che di fatto si applica eventualmente anche alle madri, ma ci torneremo tra qualche riga – sembra essersi sbloccata ed è pronta a partire dando seguito ad un decreto che risale ai tempi del Covid e che fu fortemente voluto dalla Lega di Matteo Salvini: partendo dalla fine per poi tornare al principio – però – è bene precisare che attualmente il bonus padri separati non è ancora effettivamente operativo; ma d’altra parte è altrettanto vero che nell’arco di una manciata scarsa di mesi il governo conta di avviarlo ufficialmente dopo gli ultimissimi controlli.
Tornando brevemente al principio, ricordiamo che del bonus padri separati si parla fin dal 2021 quando su spinta dello stesso Matteo Salvini venne presentato ed approvato il decreto che sarebbe dovuto finire nel pacchetto chiamato ‘Sostegni’: a bloccarlo ci pensarono poco dopo i tecnici che ritennero troppo labili (e potenziale oggetto di truffe) i requisiti ISEE previsti, oltre a lamentare il fatto che il sostegno fosse riconosciuto al genitore richiedente e non specificatamente al figlio; mentre dopo l’ovvia revisione delle parti criticate dai tecnici – e siamo a fine 2021 – il testo è rimasto a lungo bloccato (inizialmente) dall’assenza di un decreto attuativo e (successivamente) da altre questioni più urgenti che l’hanno fatto passare in secondo piano.
Cos’è e come funziona il bonus padri separati: cosa dice e prevede l’ultimo decreto approvato
Tornando a noi e al presente, ora il bonus padri separati sembra essere ufficialmente pronto a partire tanto che fonti del governo – spiega il Messaggero – assicurano che dopo gli ultimi controlli incrociati tra il dipartimento della Famiglia della Presidenza del Consiglio e l’Inps dovrebbero partire le effettive erogazioni economiche: complessivamente prima di entrate nel merito dell’ultimissima revisione (speriamo) definitiva, è bene ricordare che l’idea alla base era quella di aiutare il genitore separato o divorziato con il pagamento degli assegni di mantenimento per il figlio minorenne o – anche se maggiorenne – disabile, coprendone parte dell’incombenza economica.
Non a caso – trattandosi di un testo del 2021 – il definitivo decreto sul bonus padri separati prevede come requisiti fondamentali tre aspetti: il primo è la necessità di dimostrare una “ridotta o sospesa” attività lavorativa a causa della pandemia, il secondo è che il destinatario dell’assegno dimostri di “non averlo ricevuto o di averlo ricevuto solo in modo parziale” tra l’8 marzo del 2020 e il 31 marzo del 2022 e l’ultimo è una soglia reddituale ISEE di 8mila 174 euro; mentre complessivamente si dovrebbe trattare di un massimo di 800 euro mensili per un anno erogati direttamente dall’Inps ad una platea che si stima essere di circa 6mila persone.