Una “fabbrica” dell’evasione è stata scoperta a Brescia. Lo studio di uno commercialista si era trasformato in una specie di laboratorio per produrre false fatture: con l’aiuto di diversi personaggi con precedenti penali specifici nei reati tributari, venivano offerti veri e propri “pacchetti evasivi”. Ma il sistema è stato scoperto e la Guardia di Finanza oggi ha arrestato 22 persone: 17 sono finite in carcere, 5 invece ai domiciliari tra Brescia, Bergamo, Milano e Roma. L’operazione è stata coordinata dalla procura di Brescia col supporto del Servizio centrale investigativo criminalità organizzata di Roma (Scico). Le misure disposte dal gip hanno riguardato tre commercialisti e altrettanti avvocati. Agli indagati sono contestati a vario titolo l’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio di denaro. Il gip ha disposto anche la notifica di due misure interdittive. Nell’indagine sono coinvolte un centinaio di persone e ha per oggetto circa mezzo miliardo di euro di “false” operazioni che hanno permesso a questa banda di guadagnare circa 80 milioni di euro.
BRESCIA, MAXI FRODE FISCALE: MONSIGNOR CUCCARESE TRA INDAGATI
Tra gli indagati c’è anche un monsignore che avrebbe favorito il tentativo di aprire un conto allo Ior su cui depositare i soldi frutto dell’evasione. E per questo è accusato di riciclaggio. Si tratta di monsignor Francesco Cuccarese, 90enne di Matera, che è stato arcivescovo di Caserta e di Pescara-Penne. Il suo tentativo è stato bloccato dalla Polizia vaticana, sostiene chi indaga. «Da questa inchiesta emerge un connubio tra imprenditori e commercialisti con i professionisti che si sono messi a disposizione di progetti criminosi», ha dichiarato Francesco Prete, procuratore di Brescia. E questo «conferma quanto sia necessario penetrate negli organi professionali per scovare professionisti infedeli». Il procuratore aggiunto Carlo Nocerino, che con la collega Claudia Passalacqua ha coordinato l’inchiesta, ha spiegato: «Siamo davanti ad un vero e proprio laboratorio a Brescia dell’evasione fiscale. Attorno a questo sodalizio giravano società locali e estere».