E’ la mezzanotte tra il 2 e il 3 luglio di 50 anni fa. Nella piscina della villetta di Cotchford Farm, nel Sussex, appartenuta un tempo alla famiglia dello scrittore creatore del personaggio per bambini di Winnie the Pooh, A. A. Milne, c’è un corpo che galleggia, apparentemente senza vita, ma nessuno se ne accorge. Quando Anna Bohlin, una ragazza svedese, si accorge che in fondo alla piscina c’è il corpo del suo fidanzato, è troppo tardi, Benché abbia poi detto che una volta riportato in superficie il suo polso battesse ancora, Brian Jones, 27 anni, è morto annegato. Le indagini vengono chiuse quasi subito con una sbrigativa dichiarazione medica: “morte accidentale”. Probabilmente, a chiudere il caso in questo modo, fu il fatto che il corpo del giovane dimostrava per via del fegato ingrossato, evidenti segni di alcolismo. Jones poi soffriva di asma, usava costantemente un inalatore. Il corpo in realtà sarebbe stato trovato prima di mezzanotte. Frank Thorogood, un costruttore che si stava occupando di lavori di restauro nell’abitazione e che quella notte si trovava in piscina con Jones, al momento di morire decenni dopo avrebbe detto che a ucciderlo, per incidente, era stato lui. Scherzando, gli avrebbe messo la testa sott’acqua e Brian sarebbe stato colpito da una crisi di asma. In realtà, Brian Jones era già morto da tempo, anche se non ancora fisicamente.
L’ANGELO BIONDO DEL BLUES
Fu lui che creò quella che poi sarebbe diventata “la più grande rock’n’roll band” del mondo, i Rolling Stones, nel 1962. Espertissimo di musica blues, Jones radunò alcuni ragazzetti di nome Mick Jagger e Keith Richards e insegnò loro a suonare. Inizialmente, gli Stones si consideravano solo una blues band e rifiutavano sdegnosamente di essere definiti “rock”. Facevano solo pezzi di leggendari bluesmen come Muddy Waters, da un brano del quale presero il nome. Jones era il più dotato musicalmente e anche il più bello, con un caschetto di capelli biondissimi che facevano impazzire le ragazze. Ben presto però il gruppo cominciò a scrivere canzoni, a firma Jagger e Richards, mentre Jones non ne era capace. E fu il successo mondiale. Brian Jones, diventato il re della Swingin’ London, assorbì tutte le contro indicazioni tipiche del successo: cominciò a bere in modo eccessivo e a drogarsi. Perse quasi ogni talento, non era neanche più in grado di suonare e alla fine Jagger e Richards furono obbligati a cacciarlo, lui il fondatore, dal gruppo. Era solo una palla al piede. Succede l’8 giugno. Meno di un mese dopo sarà morto. Figura emotivamente debole, Jones non aveva trovato il sostegno e le amicizie giuste: avrebbe inaugurato il cosiddetto club dei 27 anni, le rockstar morte tutte a 27 anni. Nel giro di due anni sarebbero morti Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison (due anni dopo Brian Jones, nello stesso giorno, il 3 luglio 1971) tutti alla stessa età. Eppure era stato un musicista formidabile, capace di interessarsi anche alle musiche arabe, come dimostra il suo unico disco solista registrato con musicisti marocchini, suonava ogni tipo di strumento anche il sitar. Al suo funerale, Jagger e Richards non si presentarono. Il 5 luglio però organizzano un mega concerto gratuito a Hyde Park in suo ricordo, arriveranno oltre mezzo milione di persone. Jagger si presenta sul palco con una scatola contenente farfalle bianche che libera nell’aria per ricordare lo spirito dell’amico scomparso e poi legge alcuni versi del poeta Percy Shelley sulla morte dell’amico John Keats. Sul palco c’è già il nuovo chitarrista sostituto, Mick Taylor. E’ la fine di un’era, gli anni 60.