Chi è Bruno Giordano, simbolo del calcio, ex attaccante della Lazio e poi del Napoli? Per dieci anni ha indossato la maglia biancoceleste tra i grandi
Bruno Giordano, calciatore romano nato nel 1956, è stato un simbolo della Lazio e del Napoli. Ha giocato, poi, anche con le maglie di Bologna e Ascoli. Profondamente legato al suo quartiere, Trastevere, si è raccontato a “L’avversario”: “Mamma era casalinga, papà faceva il tappezziere. Di quel periodo mi ricordo la libertà: potevo andare in giro per il rione, entrare anche nelle altre case. In quel periodo Trastevere era un quartiere povero” ha rivelato Bruno Giordano, che proveniva appunto da una famiglia umile.
“Giocavo sempre a calcio, per 7-8 ore al giorno – ha spiegato l’ex attaccante – Poi venivano i vigili e ci toglievano il pallone, allora noi ne rubavamo un altro e giocavamo”. Bruno Giordano, in quegli anni passati in strada, sapeva di essere diverso dagli altri: “Me lo dicevano anche i più grandi, ero più forte della mia età. Quindi l’ho capito subito”. In quegli anni, a Trastevere, era facile perdersi: “Non erano anni facili, cominciava a girare la droga. C’era chi rubava, chi faceva gli scippi” ha raccontato Bruno Giordano.
Bruno Giordano, chi è: il dramma della morte della sorella
Proprio il grande campione del calcio ha vissuto un dramma enorme: la perdita della sorella. “Eravamo legati, ma lei si è persa sulla strada della droga. Io non l’ho mai sopportato questo fatto. Non so se ho fatto tutto il possibile, è stato complicato” ha rivelato ancora l’ex attaccante. In quegli anni, Bruno Giordano continuò a giocare a calcio, cercando di costruire qualcosa di più importante: a 13 anni firmò con la Lazio, permettendo alla famiglia di ottenere una casa con il riscaldamento, qualcosa che all’epoca non esisteva neppure.
Poi, a soli vent’anni, la promozione in prima squadra e il sogno realizzato di giocare con la maglia della Lazio, al fianco dei suoi idoli, come Giorgio Chinaglia. “Al mio esordio, a Genova con la Samp, vincemmo con un mio gol” ha ricordato. Un’emozione grande, ripetuta, in carriera, per centinaia di volte tra Lazio, Napoli e non soltanto.