Gli europei, si sa, sono una vetrina in cui il grande pubblico e (a volte) gli addetti ai lavori vedono luccicare nuovi talenti che capita si dimostrino pepite preziosissime che nel tempo potrebbero diventare gioielli per i più blasonati club del mondo.
E’ il caso di Andrei Sergeyevich Arshavin, ragazzo nato nell’allora Leningrado il 29 maggio del 1981, ieri sera protagonista e mattatore nella Grande Russia di Guus Hiddink, in grado di mettere sotto un’Olanda farcita di campioni e guidata dall’ottimo Marco Van Basten.
Non sono bastati i Van Nistelrooy (sfortunato verso il trentesimo quando ha mancato di un soffio la deviazione sottoporta che poteva valere l’1-0 per gli Orange), i Van Persie, gli Sneijder (al centro di una delicatissima operazione di mercato che potrebbe protare Cristiano Ronaldo al Real Madrid).
Agli europei, forse, ci si scopre tutti un po’ meno snob e in grado di riconoscere le belle giocate e il talento anche se a farle sono giocatori con nomi che suonano astrusi, come Arshavin o Pavlyuchenko e magari ci si sarebbe accorti anche del bomber Pavel Pogrebnyak (capocannoniere ex-aequo con Luca Toni con 10 reti in coppa Uefa e autore di 2 dei 4 gol con cui lo Zenit ha sconfitto in semifinale il Bayern Monaco infliggendogli la peggior sconfitta europea nella storia del club) se non si fosse infortunato al ginocchio in una amichevole con la Croazia lo scorso maggio.
Già, perchè si sa, agli Europei o ai Mondiali si vedono quelle stelle che durante l’anno sono offuscate da un calcio nostrano alle volte troppo piegato su se stesso.
Oggi il calcio Russo sta cambiando pelle e si sta occidentalizzando. Lo Zenit San Pietroburgo, la squadra di club di Arshavin e Pogrebnyak, sponsorizzata dalla Gazprom di Abramovich (che ha sganciato per la vittoria della coppa Uefa ben 15 milioni di euro solo come premio) è allenata, non a caso, da un altro grande Ct olandese: il “Piccolo generale” Dick Advocaat.
Il cammino trionfale dello Zenit in Uefa descrive una parabola simile a quella della Russia di Hiddink che – non dimentichiamolo – prima di far fuori gli Orange nel girone di qualificazione ha lasciato al palo i leoni di Inghilterra, alla faccia di un calcio inglese (ma forse di inglese rimane poco in Chelsea e Manchester United) che sarebbe padrone d’Europa.
Da oggi con il calcio ex-sovietico si dovrà fare un po’ di più i conti perchè Arshavin e Pogrebnyak su tutti sono l’esempio di come stiano sorgendo a est nuovi talenti che non si possono ignorare.
Cosa che forse non sta facendo il Milan che dall’est in tempi recenti ha quasi sempre saputo pescare bene (ottimi Sheva e Kaladze, meteora, ma ancora in Italia e un po’ sottovalutato Kutuzov) e che forse cela qualche sorpresa sotto il telone degli “insospettabilissimi” a cui faceva riferimento l’ad Adriano Galliani per il prosieguo del mercato rossonero. E chissà che non si rivelino più azzeccati di un Adebayor o di un Eto’o. Per ora godiamoci il grande spettacolo degli Europei, che sta regalando momenti di grande calcio.