Come ha più volte spiegato, la religione è l’elemento più importante della sua vita. Visto che però la “pagnotta” la porta a casa grazie al calcio, ed essendo i calciatori atleti, il problema legato all’alimentazione appare evidente, soprattuto per chi, come Sissoko, milita in un top club europeo, che in questo periodo dell’anno gioca in media 3 partite la settimana. Forunantamente gli ultimi incontri della Juve sono stati praticamente tutti in notturna, così Momo ha potuto addentare qualcosa prima di scendere in campo. Ma le prestazioni ne hanno risentito. Il maliano infatti dal dominatore delle prime partite si è trasformato via via in un centrocampista sempre meno determinante, più fiacco e più svagato. Tanto che nell’ultima partita Ranieri l’ha sostituito al 60esimo e domani manderà in campo Marchisio. Il Ramadan impone un mese di digiuno: niente cibo, alcol, fumo dal tramonto all’alba. Quando scende la notte ci si può rifocillare, quindi il problema non è tanto di malnutrizione quanto di sfasamento dell’orologio biologico, che tende a mandare fuori giri l’organismo. Se è vero che alcuni atleti musulmani dicono che sia la religione a dare la forza (tra i calciatori che fanno il Ramdan ci sono Nasri, Diarra, Kanouté), c’è anche chi, pur essendo musulmano, ritiene il digiuno forzato incompatibile con la vita dell’atleta, come nel caso di Abidal del Barcellona.