CHAMPIONS LEAGUE – Doveva essere la partita del grande ritorno del Milan ma così non è stato. Neanche la magia della Champions è infatti riuscita a ridare vigore ad una squadra, quella rossonera, mai così in basso a livello di gioco e motivazioni nella storia berlusconiana. Rammaricato Leonardo a fine gara. Il tecnico brasiliano sperava infatti in una vittoria per archiviare già la qualificazione agli ottavi: «E’ un risultato pesante – dice Leonardo – abbiamo sprecato un’opportunità perché in caso di vittoria saremmo stati in una posizione comoda per la qualificazione. C’è il rammarico di aver preso troppo presto un gol che ha complicato la partita. Abbiamo pagato un errore, ma non c’è stato l’approccio ideale alla gara. Nel primo tempo abbiamo avuto troppa fretta, nella ripresa ho visto più intelligenza ma siamo stati sfortunati nelle conclusioni. L’impegno e la voglia ci sono stati, fare una diagnosi non è semplice, ma il lavoro continua. Il problema è che il Milan in campo vuole fare una cosa, ma non ci riesce».
Leonardo poi aggiunge: «Non sono stato costretto ad accettare la panchina del Milan e qualsiasi decisione la prenderò insieme alla società. Io non penso a me stesso, ma alla squadra e al lavoro. I risultati negativi non aiutano, però possiamo fare meglio. Credo che andremo avanti con il 4-3-1-2 perché la squadra è stata costruita per giocare così. Non siamo preparati per difenderci: dobbiamo ritrovare gli equilibri ed essere più compatti. In questo momento poi ci sono alcuni singoli fuori forma, qualche infortunato (Nesta è uscito solo per stanchezza) e i problemi si ingigantiscono».
Infine, un accenno al suo rapporto con i giocatori: «Se li rimprovero, non ne parlo a voi – spiega il brasiliano ai cronisti – l’errore sul gol è talmente chiaro che c’è anche poco da dire. Durante la sosta ci sarà il tempo per riflettere, per allenarci, per migliorare. Manterrò il mio rapporto con i giocatori, la gestione del gruppo non cambierà, ma non confondiamo il buono con lo scemo. Io ho preso un impegno – conclude – sono qui perché ci credo».