Il patron dell’Inter Massimo Moratti, a due giorni dalla sfida con la Juventus, che ha visto l’ennesimo episodio di razzismo contro Mario Balotelli, difende il proprio giocatore e mostra indignazione verso quanto accaduto: «Se fossi stato allo stadio ad un certo punto avrei lasciato il mio posto in tribuna, sarei sceso in campo e avrei ritirato la squadra perché c’è un limite a tutto – spiega il presidente nerazzurro alla Gazzetta dello Sport – quei cori sono stati fatti da quasi tutto lo stadio, con una convinzione tale che sembrava esserci orgoglio e felicità nel cantarli. Questo è terribile, tutto ciò va al di là della partita, del risultato, dei gol fatti e di quelli sbagliati». Poi Moratti aggiunge: «La cosa che più mi ha fatto impressione sono stati i commenti dei media, a cominciare da quelli delle tv: soft, per non dire assolutori. Come se si trattasse di fischi, che sono abbastanza normali negli stadi di tutto il mondo. E questo è l’aspetto che più mi sconcerta e mi indigna. Evidentemente cresce una certa assuefazione al razzismo».
Un attacco al giovane bomber, quando in realtà, i comportamenti da censurare erano altri: «Ho ascoltato poi continue critiche in diretta e in differita a Balotelli – aggiunge Moratti – per quello che faceva in campo. Io invece sono convinto che Mario, continuamente provocato, abbia avuto un comportamento civilissimo e abbia dimostrato maturità». Infine il numero uno di Via Durini conclude: «Mi aspettavo subito le scuse della Federcalcio e della Juve, non a me o all’Inter, ma al ragazzo, per quanto ha subìto a Torino. Di certo, tutta la squadra, da Zanetti in giù, ha lasciato Torino molto scossa: ci sono rimasti tutti malissimo».