«Alla mia dichiarata voglia di dare una mano alla Roma, pronto per acquistarla, da solo o in società con qualcun altro» .
Maggio, giugno scorsi. Da allora il silenzio. Lo sa che i tifosi della Roma si chiedevano, si chiedono che fine avesse fatto?
«Capisco. Io sono andato avanti per la mia strada, ho tentato, non mi sono state aperte le porte» .
Ha rinunciato, dunque?
«Non ho detto questo perché non ho rinunciato a prendere la Roma. Solo che ci devono essere le condizioni per poterlo fare» .
Proviamo a spiegare.
«Ho fatto tutto il possibile per avere chiarezza e informazioni sulla reale posizione della proprietà» .
E cosa è riuscito a sapere?
«Non penso di dire un’eresia sostenendo che la Roma è in mano alle banche» .
Per questa ragione ha deciso di non seguire la strada della trattativa con la famiglia Sensi?
«Non solo» .
Cosa altro c’è?
«Mi sembra chiaro e ne sono assolutamente convinto per tante cose successe, che la famiglia Sensi ha una posizione ostruzionistica sulla cessione della Roma» .
Su che basi dice questo? La dottoressa Sensi, non più tardi qualche giorno fa, ha dichiarato di essere pronta a cedere a chi ama la Roma.
«Dico solo un nome: George Soros» .
Cosa vuole dire?
«Rinunciare a quell’offerta è stato un errore clamoroso, è fuori dalla realtà. Mi sono informato su Soros, l’avvocato Tacopina, gli altri studi legali coinvolti in quella vicenda: erano e sono persone serissime che alle spalle hanno una storia importante e pulita. E’ tuttora incredibile aver rinunciato a quell’offerta» .
Quindi per questo ha scelto di non trattare con la famiglia Sensi?
«Se uno sa con certezza di andare a sbattere contro un muro, è una conseguenza logica scegliere un’altra strada» .
Quale?
«Le banche» .
Prima tappa?
«Unicredit, ovviamente» .
Come è andata?
«Come non è andata, vorrà dire» .
Cioè?
«In questa storia, è l’aspetto che mi è rimasto più oscuro e negativo. Ho trovato tutte le difficoltà immaginabili e non immaginabili ad avere risposte. In pratica non me le hanno date» .
A quel punto ha rinunciato?
«No. Soprattutto quando è stato reso ufficiale il nome dell’advisor scelto dalla famiglia Sensi» .
Mediobanca, dunque.
«Appunto, io faccio parte di Mediobanca, ho il due per cento delle azioni e sono ancora nel patto di sindacato».
Pensava, insomma, che almeno avere una risposta sarebbe stato più semplice.
«Pensavo. Invece non è andata così» .
E come è andata?
«Mi sono reso disponibile in tutte le maniere. Per quattro volte avevo un appuntamento fissato, per quattro volte questo appuntamento è saltato. Ma vuole sapere quando e perché ho capito che anche qui la strada portava contro un muro?» .
Quando?
«Nel preciso momento in cui mi hanno convocato per incontrarmi, sapendo alla perfezione che io quel giorno ero a Sanremo al campionato europeo di bridge per club e quindi mai e poi mai sarei potuto andare» .
Perché?
«Perché ho avuto più di una conferma indiretta che se qualcuno ha la seria intenzione di acquistare la Roma, non si può fare una due diligence»
Per noi profani, vuole dire che non è possibile fare le verifiche?
«Credo sia proprio così. Ed è incredibile. Solo un pazzo può fare un affare di questo tipo senza verifiche. Sono decenni che faccio l’imprenditore, ho acquistato tante aziende, sempre, dico sempre, ho fatto le verifiche, abbinate a un’offerta vincolante. Se poi da queste verifiche vengono fuori sorprese rilevanti, l’offerta non è più vincolante, altrimenti si compra» .
E’ dunque azzardato dire che non le è stato possibile fare un’offerta?
«No. E’ assolutamente così» .
Che spiegazione si è dato di questo muro che si è trovato di fronte?
«Forse bisognerebbe tornare indietro nel passato per trovare una spiegazione» .
Cosa vuole dire?
«Meglio che non aggiunga altro» .
Se fosse stato invece possibile fare verifiche e offerta, lei era pronto a farla?
«Pronto» .
Ci può dare qualche indicazione su quella che aveva pensato di fare?
“Cominciamo dai numeri. In base a tutte le informazioni che avevo raccolto, la mia offerta iniziale sarebbe stata di 130 milioni per il 67% di proprietà della famiglia Sensi, più la successiva e inevitabile Opa. E questo vuole dire una valutazione totale intorno ai 220 milioni. E l’Opa non avrebbe previsto rientro» .
In che senso?
«Nel senso che probabilmente avrei deciso per l’uscita della Roma dalla Borsa» .
Sarebbe stata un’operazione che avrebbe condotto da solo o con un socio?
«Anche da solo. Ma la mia idea era quella di avere un socio che di me si poteva fidare» .
Chi sarebbe stato il socio?
«Una banca» .
Unicredit?
«Pensavo fosse possibile, non mi hanno risposto» .
Come sarebbe stata strutturata la società?
«Sessanta per cento il sottoscritto, quaranta per cento a loro che sui loro soldi investiti avrebbero avuto tutte le garanzie delle mie imprese visto che sanno perfettamente chi sono e come lavoro. Si poteva fare anche cinquanta e cinquanta, con la gestione lasciata al sottoscritto. E questo sa perché?» .
Ci spieghi.
«Perché quando si fa un’operazione di questo genere, è poi obbligatorio, proprio per salvaguardare l’investimento che si sta facendo, investire sulla società. Quel quaranta per cento, insomma, io l’avrei investito nella Roma, società, dirigenti, calciatori. Credo sarebbe stata un’operazione intelligente. Per tutti. Perché qui non ci si può dimenticare che stiamo parlando di un marchio che si chiama Roma, un marchio vendibile in tutto il mondo, di meglio non c’è» .
Le cifre che ci ha dato erano trattabili?
«La Roma non è un’azienda come un’altra. La Roma per me è anche un fatto di cuore. Sono nell’ordine di idee di pagarla anche un po’ di più di quello che vale. Però se si chiede il doppio, non si può, non ha senso» .
Dopo le difficoltà di aver risposte anche da Mediobanca, ha alzato bandiera bianca?
«Io non ho alzato bandiera bianca. Un’altra apertura l’ho intravista nel momento in cui si è parlato della nomina di un supermanager, avrebbe rappresentato un nuovo canale con cui trattare. Solo che questo supermanager lo stiamo tuttora aspettando» .
Ha saputo che Vinicio Fioranelli ha dichiarato di essere pronto ad acquistare la Roma senza verifiche?
«Mai saputo. Ma soprattutto mai sentito una cosa del genere, farlo vorrebbe dire che ti può succedere di tutto».
Lei sa che la famiglia Sensi non gradirà queste sue parole.
«Posso immaginare. Io ho avuto e continuo ad avere grande rispetto per Franco Sensi, ha sacrificato una buona parte del suo patrimonio per la Roma. E credo che oggi le tre sorelle Sensi abbiano ancora un po’ del bonus che ha lasciato loro il papà» .
E’ probabile che sarà ancora accusato di volersi fare pubblicità.
«Della pubblicità non me ne importa niente, non l’ho mai cercata peraltro. Io tutto questo lo faccio per un solo e preciso motivo: per l’amore che ho nei confronti della Roma» .
Quindi se nel prossimo futuro la situazione si dovesse sbloccare, il dottor Angelini è pronto a presentarsi?
«Prontissimo» .
Eppure dicono che le sue figlie sarebbero contrarie.
«Loro pensano solo che, nel caso, mi stresserei troppo. In realtà le garantisco che sono più tifose di me. Ieri sera ( domenica, ndi) con una di loro dopo la partita di Genova mi sono fatto una lunga chiacchierata al telefono sulla nostra Roma» .
Cominciare con una sconfitta non è stato il massimo.
«Si può anche perdere. Ma sa la cosa che non mi va giù?» .
Ci dica.
«Il silenzio della società. Non voglio discutere di regolamenti arbitrali, ma a Genova diciamo che è successa qualche cosa che non mi è sembrata chiara. Bene, il presidente della Roma qualche cosa avrebbe dovuta dirla, la faccia doveva mettercela. Invece niente. Silenzio totale» .
Dell’arbitro però qualche cosa l’ha detta Totti.
«Non sto parlando solo di arbitri, ma anche del rafforzamento della squadra. Se devo proprio aggiungere qualche cosa d’altro, devo dire che sono rimasto un po’ deluso dal silenzio del nostro capitano. Voi potete immaginare che tipo di stima e affetto io possa avere nei confronti di Totti, ma il suo silenzio faccio fatica a comprenderlo. In passato lo ricordo invitare la società a fare una Roma più forte. A me piace quel Totti lì» .
Anche Spalletti qualche cosa nei giorni scorsi l’ha detta.
«Forse sarebbe stato più opportuno dirla con un po’ di anticipo» .