CALCIOMERCATO ROMA – Sembra che il destino di Alberto Aquilani sia ormai segnato. Lontano da Roma, da quella città che l’ha visto nascere e che l’ha fatto crescere nell’amore per i colori giallorossi. La Roma, la sua città, la sua squadra del cuore, quella maglia sognata fin quando, da bambino, giocava in un campetto.
Se ne sta andando uno dei tre moschettieri (insieme a Totti e De Rossi), quello che solo qualche mese fa, dopo il rinnovo, sembrava dovesse rappresentare il futuro di questo club, una delle colonne. E invece se ne sta andando nell’indifferenza generale dei media, rintronati dalla girandola di voci, alla ricerca del bandolo della matassa; e dei tifosi ormai rassegnati, derubati della loro passione da una proprietà che ne sta calpestando sogni e giuste ambizioni. Sabato però il suo amico, uno dei moschettieri, Daniele De Rossi, ricorda a tutti che la Roma sta perdendo un grande giocatore, quello con cui avrebbe dovuto costituire il centrocampo del futuro della Roma e della nazionale.
Alberto ha ascoltato le parole del compagno-amico, e si è commosso. Lui a Roma ci rimarrebbe a vita, senza se e senza ma. Questioni di bilancio, numeri, soldi, insomma altre logiche, invece, se lo stanno portando via. In un sol boccone la società realizzerebbe con una sola operazione di calciomercato (se le cifre riportate sono vere) una plusvalenza di 21 milioni. Una cifra considerevole per il calcio d’oggi, ma sopprattutto per le casse dei Sensi. E via così che si continua la politica di indebolimento. Se vendi Aquilani chi ti compri? Sorrentino, Borriello, Burdisso o il russo “dai piedi un pò così” che gioca in Inghilterra? Manco fossimo il Chievo o giù di lì, con tutto il rispetto parlando.
L’unica persona che ancora potrebbe opporsi alla vendita di Aquilani è Rosella Sensi. E quindi non ci rimane che appellarci a Lei:
Come ben sa, Presidente, Alberto è romanista come Lei, soffre e gioisce per gli stessi suoi colori. E’ stato sfortunato in questi anni, è vero, ma ora si sta riprendendo, è guarito. E vuole farsi perdonare, cercare di perdonarsi, per non aver avuto modo di dar tutto per la causa, farsi applaudire dai suoi amici-tifosi, correre come un matto sotto la Sud (se lo ricorda due anni fa che gioia dopo il gol al Siena?). Alberto vorrebbe poter giocare al fianco del suo amico Daniele: se lo immagina, Presidente, un centrocampo di romani-romanisti, entrambi “figli” di suo papà Franco? Sarebbe l’invidia di tutto il mondo calcistico, ma soprattutto l’orgoglio del popolo giallorosso.
Potremmo dilungarci ulteriormente, ma tutto quello che sto descrivendo Lei già lo conosce bene, lo ha visto, lo ha respirato, è scritto nella storia della sua squadra. Per questo esistono più di 21 milioni di buoni motivi per non buttare via uno dei più grandi patrimoni della società da Lei presieduta. Non lo diciamo solo noi. Lo sa bene anche Lei e ce lo ha ricordato il suo amco e vice-capitano De Rossi.
Mettendo da parte il rancore per i suoi silenzi, per l’ostinazione nel volersi tenere la Roma a tutti i costi, per non volerla vedere finire in altre “migliori” mani, le chiediamo un ultimo atto di amore, di ostinata testardaggine, la stessa che ha ereditato dal suo amato papà: faccia una telefonatina ad Alberto e le dica di disfare la valigia. Del resto, lo sa bene, c’è ancora tanta gente che non vuol smettere di sognare. Pur tra mille difficoltà.