Gianni De Magistris è stato il più grande giocatore con Eraldo Pizzo della storia della pallanuoto italiana. Ha conquistato con la Florentia lo scudetto nel 1976 e nel 1980 e ha vinto ininterrottamente dal 1969 al 1972 la classifica marcatori della serie A, ripetendosi nel 1978. Ha giocato 18 campionati nella serie maggiore, mettendo a segno 1880 reti. In nazionale ha disputato 382 partite, realizzando 775 goal. Ha partecipato a 5 Olimpiadi, medaglia d’argento a Montreal nel 1976, e a 3 Mondiali: bronzo nel 1975 a Cali, in Colombia, oro nel 1978 a Berlino.
Attualmente è allenatore della squadra femminile della Fiorentina Waterpolo con cui ha già vinto nel 2007 lo scudetto e conquistato sempre nel 2007 la Champions Cup e la Supercoppa Europea. Chi più di lui potrebbe giudicare, in questa intervista esclusivia a ilsussidiario.net, il momento della pallanuoto italiana, reduce dalla prova opaca dei Mondiali di nuoto 2009 di Roma.
De Magistris, i tempi belli della pallanuoto sono finiti. Noni con il Setterosa, undicesimi con il Settebello, risultati non certo esaltanti per Roma 2009…
Certo è stata una grande delusione. Abbiamo sprecato una grande possibilità di poter rendere ancora più popolare la pallanuoto, in un momento di grande interesse per gli sport dell’acqua. Purtroppo questi risultati non aiutano certo il nostro movimento. E’ stata un’occasione persa.
Da cosa dipende questa debacle?
Sicuramente rispetto ai miei tempi il lotto delle nazioni in grado di far bene nella pallanuoto è aumentato. In campo maschile c’erano soltanto la Jugoslavia, la Russia, l’Ungheria e l’Italia. Ora c’è molta più concorrenza. La Jugoslavia sì è divisa, dando origine a nazionali altrettanto forti. Ci sono nuovi paesi che stanno emergendo. E purtroppo il gap tra l’Italia e le altre squadre è aumentato. In campo femminile c’è invece tanta delusione. Sinceramente mi aspettavo che il Setterosa potesse competere per le medaglie. Peccato, veramente peccato.
Quali sono i motivi di queste sconfitte?
Forse si sta puntando troppo su una pallanuoto che privilegia l’aspetto atletico e non quello tecnico. Non si insegnano più i fondamentali e si sceglie l’aspetto fisico di questa disciplina. Non si insegnato più ai giocatori quelle caratteristiche come la furbizia e la genialità che sono alla base di un gioco spettacolare. E l’Italia ha tanta tradizione proprio in questo tipo di gioco.
A livello di club siamo molto forti invece, vedi le vittorie in questi anni della Pro Recco in campo maschile e in campo femminile di Firenze e di Catania. Non è che la presenza di molti atleti stranieri presenti nel nostro campionato non ci aiuti molto per la nostra crescita tecnica?
Non sono d’accordo, c’è sempre da imparare dai giocatori di qualunque provenienza. Non credo che la crisi delle nazionali di pallanuoto dipenda dalla presenza di giocatori stranieri nel nostro campionato.
Cosa manca ancora alla pallanuoto italiana per crescere ancora?
Non è soltanto questione di risultati. L’Italia della pallanuoto ha conquistato tante vittorie nella sua storia. E certo sarebbe altrettanto bello ripetersi in futuro. Una cosa sicuramente è che coinvolgere città importanti come le grandi metropoli da Milano, a Torino e altri luoghi sarebbe molto bello. Sarebbe un incentivo a uno sport che è molto legato solo, ancora, a certe parti d’Italia come la Liguria e la Campania. Per renderlo ancora più popolare, come è successo per il rugby che negli ultimi anni ha avuto un’escalation di pubblico in Italia. E come è stato in passato per la pallavolo che è diventato uno sport molto seguito nel nostro paese.
Un po’come certe nazioni come l’Ungheria dove questa disciplina è lo sport nazionale…
Come l’Ungheria è difficile. L’Ungheria è il Brasile della pallanuoto. E i paesi dell’ex Jugoslavia e la Russia hanno una grandissima tradizione. Certo sarebbe bello che la pallanuoto si espandesse anche in queste grandi metropoli.
Una pallanuoto mondiale che sta comunque cambiando…
Certo c’è l’ingresso di una compagine come il Canada che ha fatto ulteriori progressi negli ultimi anni diventando molto competitiva.
Un augurio per il futuro per finire?
Di ripresentarci ai prossimi appuntamenti agli alti livelli a cui siamo abituati. Non ci manca nulla per poter fare questo e ripresentarci competitivi come è nella nostra tradizione.
(Franco Vittadini)