Nell’Abruzzo del terremoto e del dopo terremoto c’è una squadra che è un po’ il simbolo di questa voglia di vivere e di ricostruzione della città dell’ Aquila. E ‘ il club dell’Aquila Rugby, nato nel 1936, 55 partecipazioni in massima serie. Campione d’Italia per ben 5 volte (l’ultimo nel 1994), 2 Coppe Italia. Nel corso della sua storia ha espresso importanti giocatori che hanno militato nella Nazionale italiana da Tommaso Fattori a Antonio Di Zitti a Massino Mascioletti a Serafino Ghizzoni. Per il contributo civile e sportivo dato dal club della città, in particolare dopo il terremoto del 6 aprile 2009, l’11 settembre successivo la società è stata insignita dell’International Rugby Board del premio “IRB Spirit of Rugby”. Attualmente l’Aquila Rugby milita nel Super 10, la prima divisione nazionale. Si può tranquillamente dire che la popolarità del rugby a L’Aquila è quasi uguale a quella delle nazioni anglosassoni, patria di questo sport. Qui si respira lo stesso spirito che aleggia in paesi come Irlanda e Galles. Molti dei ragazzini che fanno pratica agonistica scelgono il rugby invece del calcio. E questo club sta facendo molto per la ripresa di questa città colpita dal terremoto. Le vittorie sono dedicate a Lorenzo Sebastiani, giocatore dell’Aquila Rugby, scomparso a causa del terremoto. La sua maglia numero 1 è stata ritirata e sostituita con la numero 99. Quasi un emblema per l’Aquila delle 99 piazze, delle 99 fontane, delle 99 chiese.
Il rugby qui fa parte della vita stessa degli aquilani. Tanto è vero che oltre ai 50 giocatori della prima squadra, fanno parte di questo club ben 350 ragazzi. La squadra intanto sta facendo un discreto campionato e la speranza, in un prossimo futuro, è quella di migliorare e magari un giorno di arrivare a quel fatidico sesto scudetto che sarebbe certo una gioia immensa. Si spera anche nello Stadio Tommaso Fattori che ha una capienza di 14.000 posti, di ospitare qualche test match della Nazionle, magari con l’Australia o il Sudafrica o gli stessi All Blacks neozelandesi. Sarebbe un giusto premio a una città che fa di questo sport un motivo di riconoscimento e anche un modo per risalire in fretta dalla tragedia del terremoto. E, chissà, magari un libro speciale o addirittura un film potrebbero raccontare ancora meglio la favola dell’Aquila Rugby e di questa città, innamorata del suo club. Come dice anche il capitano dell’Aquila, Maurizio Zaffiri "A L’Aquila il rugby è molto seguito. Abbiamo anche 2500 persone che vengono allo stadio ogni volta e nelle partite importanti gli spalti sono gremiti fino all’inverosimile. Questa città il rugby c’è l’ha nel sangue. E’ un simbolo, ma anche un motivo per tornare alla normalità dopo la tragedia del terremoto. Noi giocatori d’altro canto ci mettiamo tutto il nostro impegno. Questa stagione puntiamo a una salvezza tranquilla. Le prossime vorremmo migliorarci, con il sogno di entrare a far parte dell’elitè del rugby italiano e magari anche qualificarci per le coppe europee. Lo scudetto? Certo che ci pensiamo, ma per il momento è ancora molto lontano. Rappresentiamo una città di soli 60.000 abitanti ma di titoli ne abbiamo vinti già 5… E vorremmo ripeterci, per farlo bisogna creare le basi perchè questo succeda, considerando che ci sono club con un budget superiore, in grado di fare meglio di noi, niente è impossibile nello sport e nella vita".
E chissà cosa succederebbe all’Aquila che ha un pubblico meraviglioso… in occasione della finale del 1999-2000 ci fu un vero e proprio esodo dei tifosi neroverdi che andarono in 8000 alla finale scudetto, poi persa, contro il Benetton Treviso. Massimo Di Marco è l’allenatore dell’Aquila Rugby, colui che sta pilotando questa squadra verso i vertici del rugby italiano "Certo è un onere importante allenare questo club. C’è un pubblico competente che mastica veramente rugby. Un pubblico che non s’accontenta dei risultati, ma che vuole anche vedere la squadra giocare bene. Adesso c’è stata l’esplosione di questo sport in Italia, ma da noi è quasi come stare in Gran Bretagna, in Francia, in Irlanda. Questo da sempre. Noi giochiamo per questo pubblico e anche per tutte quelle persone che non ci sono più, colpite dal terremoto. Dedichiamo i nostri successi in particolare a Lorenzo Sebastiani. La sua scomparsa ci ha lasciato un vuoto incolmabile. Quando giochiamo vogliamo onorare la sua memoria. Io per primo che l’ho allenato per tanto tempo. Giocare uno sport pulito e leale per una città e un club che ha fatto la storia del rugby in Italia. Forse un po’ di merito, per quegli 80.000 che hanno riempito recentemente lo Stadio San Siro nel testmatch dell’Italia contro gli All Blacks ce l’abbiamo anche noi". E’ la storia dell’Aquila Rugby, una squadra che sta risorgendo trascinandosi dietro le speranze di un’intera città.
(Franco Vittadini)