CESSIONE TORINO – Come fa un imprenditore, facoltoso e potente, a uscire dall’anonimato e farsi conoscere al grande pubblico? Semplice, si fa pubblicità. Questa banale legge di marketing sembra essere stata presa seriamente in considerazione da Savino Tesoro e da suo figlio Antonio. E l’occasione è arrivata: la decisione di Urbano Cairo di vendere il Toro. Fino a pochi mesi fa, infatti, la famiglia Tesoro aveva tanti interessi sul Torino calcio quanto un ultras granata di gemellarsi con la Juventus. A Busto Arsizio, l’estate scorsa, il loro primo impegno nel mondo del pallone. Salvarono la società dal fallimento, coprendo fideiussioni con denaro sonante. Probabilmente la decisione di investire nella Pro Patria era più spinta da interessi commerciali ed economici che da una passione reale per il mondo del calcio. Nulla di male, ci mancherebbe: sono imprenditori e si muovono da imprenditori…
Sono però da considerarsi, cosa che tra l’altro hanno ammesso anche loro più volte, dei neofiti del football. E i risultati si sono presti visti a Busto: acquisti sbagliati, errori di gestione e squadra nei bassifondi della classifica di Lega Pro. Questo per dire come, nonostante i soldi investiti, il calcio sia materia difficile e complessa. Una certezza comunque c’è: la famiglia Tesoro ha i soldi e le disponibilità per comprare il Torino.
L’attività imprenditoriale principale della famiglia è quella immobiliare, costruiscono e gestiscono centri commerciali mentre è n via di dismissione invece il ramo siderurgico. Dunque i soldi ce li hanno e tanti. «Non sarebbe il business a portarci al Torino, ma al 95% sarebbe la passione per il calcio. Secondo me una società dovrebbe avere un presidente presente, un dg, un ds, una fitta rete di osservatori, un direttore marketing e uno commerciale, un forte ufficio stampa» diceva nei giorni scorsi Savino Tesoro dalle colonne di Tuttosport.
Parole sacrosante ma che ai più sono sembrate un attacco diretto a Urbano Cairo e alla sua impostazione societaria. Difficile che il neofita Tesoro abbia in poco tempo potuto conoscere in maniera così dettagliate le vicende di Via Arcivescovado. Dunque spunta un’altra ipotesi, rivelata a ilsussidiario.net da un’autorevole fonte: i Tesoro si sarebbero fatti tirar dentro in un’operazione più grossa di loro, da personaggi che ruotano intorno al mondo del calcio e che hanno interessi che vanno oltre il futuro e il blasone del Toro. Nomi non ne vengono fatti ma sicuramente non portano a Michele Padovano, ex giocatore granata e intermediario della famiglia, quanto a personaggi legati più o meno alla sfera granata.
Ecco quello che cercano i Tesoro: visibilità e pubblicità gratis, soprattutto per chi oltre le terre bustocche era un facoltoso signor nessuno. La situazione sembra chiara, salvo clamorose sorprese: Cairo non vuole vendere e Tesoro non vuole comprare ma farsi conoscere dal grande pubblico.
A conferma di ciò,a Busto, si dice che Antonio Tesoro, direttore sportivo della storica società, si stia già muovendo per costruire la squadra per la prossima stagione. E sempre a Busto, tra non molto, inizieranno i lavori per la riqualificazione di un’importante area che sta molto a cuore alla famiglia. Altro che Torino…
(Eugenio Monti)