Paolo Bergamo telefona a Massimo Moratti. E’ il giorno di Natale del 2004. Dopo gli auguri, la preoccupazione di Bergamo che la scelta degli arbitraggi possa non infastidire.
Bergamo: “Presidente buongiorno, sono Paolo Bergamo”.
Moratti: “Buongiorno come sta?”.
Bergamo: “Grazie bene, sono in casa. MI ha detto Giacinto che approfittava di questi giorni per riposarsi un attimo”.
Moratti: “Sono qui con la famiglia (…). Come va lei?”.
Bergamo: “Mah insomma, quest’anno…”.
Moratti: “Non mi sembra mica male no?”.
Bergamo: “Come lavoro bene, ma abbiamo un po’ di difficoltà con il sorteggio, che a tre fasce penalizza un po’ le designazioni e purtroppo squadre come la vostra che sono sempre in prima fascia, non abbiamo la possibilità magari di trovare qualche giovane, però mirato, che…”.
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Moratti: “Però mi sembra che vada abbastanza bene fino ad adesso, perché non ci sono state polemiche, casini…”.
Bergamo: “No, assolutamente no. Ma io, sa, sono uno che non si accontenta per natura, quindi vorrei fare meglio, nel senso di distribuire magari certi arbitri in maniera un pochino meno casuale, anche per capirli meglio, per capire a volte, sa, gli arbitri sono uomini per cui a volte crescono con antipatie e simpatie, che invece le vanno tolte sono come i vizi ai ragazzini, vanno tolti da piccolini”.
Moratti: “E poi sono giovani certi ed è normale che vadano alcune volte per antipatie, perché succede qualcosa…”.
Bergamo: “Ma è quello che noi dobbiamo controllare meglio, il fatto che le antipatie vanno tolte e le simpatie devono essere misurate. Purtroppo con il sorteggio…”.
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