In un calcio, quello del terzo millennio, sempre più ostaggio del business economico, c’è ancora spazio per i sogni. Non si potrebbe spiegare in altro modo la favola che ha visto il Portogruaro protagonista di una storica (la prima) promozione in serie B. Il timoniere di questa squadra è Alessandro Calori, ex difensore fra le altre squadre di Udinese e Perugia, che in questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net spiega l’impresa della sua compagine. Calori allena il Portogruaro da un anno e mezzo (febbraio 2009) e in questo lasso di tempo ha superato quota ottanta punti, centrando prima la salvezza e poi finendo al primo posto. L’allenatore toscano non trattiene l’emozione per un traguardo così ambito: «E’ una cosa fantastica perché quando uno inizia un lavoro si augura sempre di realizzare quello che vuole. Si provano un misto di emozioni da tenere per sé e da estendere agli altri. Siamo contenti di aver dato gioia a tutti i tifosi.
E’ tutto così speciale». In molti, invece, si ricordano (ma ingenerosamente dimenticano i successi raggiunti con l’Udinese e con il Brescia) il Calori calciatore solo perché, esattamente dieci anni fa (14 maggio 2000) con un gol nel diluvio di Perugia stese la Juventus e consegnò lo scudetto alla Lazio. Alla vigilia di Siena-Inter abbiamo cercato di capire come preparano queste partite le formazioni che non hanno più nulla da chiedere al campionato: il Perugia di Mazzone allora, il Siena di Malesani oggi.
Mister, è consapevole di aver riscritto la storia di una società?
Per un allenatore è importante perché sono le vittorie quelle che fanno il curriculum.
La serie B è un campionato difficile. Il Portogruaro dovrà cambiare molto per competere in questa categoria?
Parecchi giocatori hanno il contratto in scadenza, ma non c’è ancora un piano. Verranno valutati tutti gli aspetti. Senza assilli. C’è però da dire una cosa: ognuno di loro verrà ricordato per la promozione in serie B, poi verranno le altre valutazioni.
E l’allenatore cosa farà?
Nessuno è sicuro. Parleremo con la società.
Il suo inizio da tecnico non era stato facile, dove ha trovato la forza per continuare a credere in quello che faceva?
Ho avuto la fortuna/sfortuna di iniziare subito la serie B (2005), quando ancora non ero pronto. Mi sono ritrovato con una proprietà difficile (con il presidente Tonellotto a Trieste) e dopo due giornate eravamo in testa al campionato. Poi è andata male, ma la colpa è anche mia, perché ho peccato di inesperienza: non ero pronto per fare l’allenatore.
Un periodo alla Sambenedettese e poi cosa è successo?
Per due anni ho fatto l’osservatore sui campi e ho avuto modo di conoscere, in un’esperienza che mi ha arricchito, il mondo che si muove dietro gli allenatori.
Subentrato con l’Avellino già spacciato, ha rischiato una salvezza insperata. Arriviamo a Portogruaro…
Lo scorso anno quando ho preso la squadra in corsa eravamo penultimi e alla fine ci siamo salvati. Quest’anno siamo arrivati primi, vincendo anche a Verona. In due anni abbiamo fatto più di ottanta punti: tanta roba. Con il lavoro sono finalmente riuscito a costruirmi il mio staff di collaboratori.
Quanto è importante?
Tanto perché da soli non si va da nessuna parte. Servono persone che capiscano e seguano il tuo progetto.
Nella sua esperienza da calciatore, in molti si ricordano ancora del suo gol sotto il diluvio di Perugia…
E’ successo dieci anni fa e si parla ancora di quella partita. Fa parte del passato, anche perché nella mia carriera c’è altro: Udine, Brescia, lo stesso Perugia, solo per citare alcune squadre. Comunque mi ricordo che quella fu una gara particolare perché tra un tempo e l’altro siamo restati fermi un’ora e mezza. Posso dire che i ragazzi della Juventus furono fregati dall’emozione e dalla tensione che tolgono energie.
Come aveva preparato il Perugia quella gara?
Qui entra in gioco la psicologia. Quando uno non ha niente da perdere riesce ad esprimersi e a giocare bene con serenità e voglia. Nello specifico, se penso alla gara con il Siena, se l’Inter gioca da Inter, il Siena non può nulla perché la forza dei nerazzurri è superiore. Ma come il Portogruaro può vincere a Verona, così il Siena può fare la sua partita. Se non ci fosse questa possibilità, dove sarebbe la poesia? Non ci sarebbero storie da raccontare. Non ci sarebbe la storia del Portogruaro che ha destato interesse e ha dimostrato che anche le piccole realtà sono in grado di fare grandi cose. Come? Con la forza d’animo per credere in quello che si fa.
(Luciano Zanardini)