“Chi tifa Roma non perde mai”, titolava uno degli striscioni apparsi sugli spalti del Bentegodi in occasione dell’ultima giornata di campionato. Spalti colorati di giallorosso da oltre 20mila tifosi romanisti giunti fino a Verona per ringraziare i propri beniamini, protagonisti di una stagione straordinaria. Il campionato 2009-2010 non potrà essere dimenticato dagli appassionati di fede giallorossa: una stagione nata storta e risollevata in poche settimane dal “nuovo arrivato” Ranieri.
La cavalcata giallorossa si è contraddistinta per tenacia, determinazione e sacrificio. Ma anche per la grande passione manifestata dai tifosi capitolini che, dopo mesi di critiche e contestazioni societarie, sono tornati ad abbracciare la squadra per sostenerla nella rincorsa all’Inter. Trigoria è tornata ad essere tempio di pellegrinaggio pressoché quotidiano per centinaia di tifosi, l’aeroporto di Fiumicino ha invece accolto alcune migliaia di persone pronte ad intasare d’affetto le uscite del terminal Arrivi.
Il tam tam delle radio, la passione rinata nella quotidianità, la corsa al biglietto. I supporters giallorossi sono tornati ad affollare lo stadio Olimpico come non accadeva da tempo, con quantità e qualità sbalorditive. La classifica della media presenze della stagione 09-10 dice infatti che il pubblico giallorosso è il quarto della serie A con 40.925 tifosi a partita. Nella stagione 2009-2010 l’Inter ha concluso al primo posto con quasi 56.000 spettatori, dietro di lei Napoli (47.049), Milan (42.809) e Roma, appunto. Che distanzia i cugini della Lazio, fermi in quinta posizione a quota 36.515 spettatori.
Una voglia di Roma dilagante, in casa ed in trasferta che, in occasione dei big match, è straripata nel tutto esaurito scomodando anche i più pigri dall’amato divano. Nelle partite casalinghe contro Milan e Inter i botteghini hanno registrato sold out, evento che non accadeva dall’anno del terzo scudetto. E ancora, bagni di folla per i derby e la (triste) sfida europea contro il Panathinaikos, fino alle partite di aprile-maggio, quelle decisive per lo scudetto contro Atalanta, Sampdoria e Cagliari. Si è viaggiato a cifre alte: sulla soglia dei 55mila che, spesso e volentieri, erano anche 60. Senza contare le migliaia di magliette numero 10 che, in occasione del Totti-Day di Roma Cagliari, hanno difeso e abbracciato il capitano.
La Curva Sud ci ha creduto fino all’ultimo. E lo ha fatto anche lontano dalle mura amiche dell’Olimpico. La presenza giallorossa in giro per l’Italia si è confermata massiccia e costante lungo l’intero arco stagionale con picchi di presenze in concomitanza delle sfide cruciali. Aereo, treno, auto, nave. Il popolo romanista si è messo in marcia senza paura verso Torino, Livorno, Milano, Firenze e lo ha fatto con legioni di 3-4mila persone, cifre drasticamente limitate dalla modesta capienza dei vari settori ospiti.
Quando si è presentata la possibilità, i tifosi della Maggica non ci hanno pensato due volte e hanno fatto scattare l’esodo: così è stato il sabato di Pasqua a Bari dove sugli spalti del "San Nicola" presenziavano oltre 15mila romanisti, stesso copione il primo maggio a Parma dove i tifosi giallorossi hanno potuto sedersi anche in tribune e curve, arrivando a toccare quota 10mila unità. Il paziente cammino dei romanisti è proseguito fino all’ultima giornata quando oltre 20mila innamorati, sciarpa al collo e cuore in mano, hanno voluto chiudere in bellezza la stagione a Verona.
Nessuna festa al Circo Massimo, nemmeno uno spogliarello d’eccezione o il tour sul pullman scoperto. Il secondo posto non regala gloria e soldi, forse un po’ di amarezza, quella sì. La straordinaria stagione giallorossa ha però riempito il cuore dei suoi tifosi che hanno accolto a braccia aperte i propri giocatori commossi e stremati dopo l’ultima (inutile) vittoria in quel di Verona. Un bagno di folla nel post partita, una doccia di affetto davanti alle uscite dell’aeroporto di Fiumicino dove oltre 2000 tifosi hanno atteso e festeggiato la squadra. La riconoscenza ha pagato più dei tituli, l’affetto di una città ha cinto il collo dei giocatori più forte di una medaglia. D’altronde, "chi tifa Roma non perde mai".
(Marco Fattorini)