Fratelli d’Italia, ormai ci siamo: manca poco all’inizio di Italia-Spagna (o Spagna-Italia, secondo il tabellone ufficiale di Euro 2012). Dove vedrete la finalissima? Come disse Caressa dopo il trionfo di Berlino, “guardate dove siete, perchè non ve lo dimenticherete mai!“. Effettivamente il momento è storico, e come tale ha un dove e un quando ben precisi. Poche cose uniscono il popolo italiano, dal nonno di Heidi al commissario Montalbano, come la nazionale di calcio. La tradizione prevede le riunioni di piazza: fiumane tricolori di gente sudata, diversa e spesso sconosciuta, ma che ritrova radici comuni in una maglietta azzurra. Nelle nostre piazze scendono così rapper e violinisti, ladri e benefattori, operai e banchieri, drogati e chirichetti: tutti fratelli per 90 minuti (e forse più). Effetti allucinogeni dell’unico, vero oppio dei popoli. Chi di noi si riconosca tifoso avrà almeno una volta assistito a una partita dell’Italia, in piedi davanti a un maxischermo, con cocci aguzzi di bottiglia di montaliana memoria sparsi per terra, ricordi di birre già “ruttate” con incuranza. Ebbene: l’ennesima confessione del nostro Gigi Buffon ci ha svelato che tali forme di casino più o meno organizzato arrivano anche ai giocatori, tramite le infinite vie di Youtube. Da starci svegli la notte: così il numero uno azzurro si è caricato la notte prima dell’esame di tedesco. Cosa non si fa per un trofeo di metallo: del resto non succede, ma se succede… Il percorso della nostra nazionale ha raccolto sempre più seguaci, magari inizialmente scettici ma conquistati dall’armata prandelliana. Un viaggio nelle piazze tra festeggiamenti e ritrovata fiducia per un’Italia del pallone ancora incerottata per lo scandalo del calcioscommesse, che in nessun caso nemmeno una vittoria agli Europei 2012 potrà indultare od obliare. Ma per questa sera c’è posto solo per il calcio giocato, per le sfide tra Pirlo e Xavi, insomma per Italia-Spagna. E chissà come finirà e se per queste piazze di nuovo piene oggi sarà il tempo delle lacrime di gioia o di dolore. Questo è il calcio, questo è Euro 2012.
Piazze sempre più piene, dalla prima volta a Centocelle (Roma), proprio contro la Spagna, nel quartiere che ospitava la cavalleria di Giulio Cesare. Lì i soldati di oggi sì radunano per sostenere le truppe inviate in Ucraina. Dalla Spagna alla Spagna, una storia di grandi feste di piazza che aspetta solo l’ultimo capitolo. Anche quando i ragazzi sono inciampati, nel secondo match contro l’ostica Croazia, piazza Beccaria (Milano) non si è data per vinta, coprendo il pavé milanese di una moquette di carni accaldati ed emozioni sciolte nel brodo di un pareggino bollente di minacce e rimpianti.
Altro giro, altri brividi caldi: quelli che hanno sciolto anche i ghiaccioli di Bolzano dopo il decisivo 2-0 rifilato all’Irlanda dell’azzurro Trapattoni. Caroselli e fuochi d’artificio per i quarti di finale: del resto l’Italia è anche questo: scorza cinica ma cuore caliente, altro che Spagna.
Arrivano i quarti, ormai ci crediamo: a Milano tutti sotto la Madunina per l’inno di Mameli, e pazienza se si canta fuori tempo. Liquidati i maestri britannici con l’arte basilare, quel tiro dal dischetto che spesso ci ha tradito, eccoci a Varsavia ad un passo dalla meta.
Ormai in Piazza Duomo ci sono più persone che piastrelle: prima si canta l’inno, abbracciati come in campo, poi si soffre. Una doppietta del Balo stappa i fuochi d’artificio dopo il fischio finale: panico paiura, la Madonnina veglia su di noi. Siamo arrivati, rapper e violinisti, ladri e benefattori, operai e banchieri, drogati e chirichetti, all’ultimo atto: stringiamoci a corte un’altra volta, le piazze d’Italia chiamano.
(Carlo Necchi)