Penultimo giorno del Giro d’Italia 2013, penultima tappa: ufficialmente la ventesima, di fatto la diciannovesima visto che ieri non si è potuto correre a causa della neve che ha impedito lo svolgimento della Ponte di Legno-Val Martello anche sul percorso alternativo che era stato studiato da Rcs. Oggi dunque si riparte, ma purtroppo anche l’ultimo tappone dolomitico paga un prezzo piuttosto alto al maltempo di questo maggio fra i più brutti che in Italia si siano mai visti: infatti, la Silandro-Tre Cime di Lavaredo resta immutata nelle sue località di partenza e d’arrivo, ma cambia in modo notevole il percorso, che diventa certamente più facile rispetto a quello che avrebbe dovuto essere, anche se certamente le difficoltà non mancheranno. Causa di questo nuovo stravolgimento è la chiusura del Passo Giau, una delle salite mitiche delle Dolomiti, che ha costretto a rivedere buona parte del tracciato della tappa odierna. Infatti, la corsa arriverà fino a Cortina d’Ampezzo utilizzando solamente strade di fondovalle, evitando dunque tutte le salite che erano in programma nella prima parte di questo tappone. Dopo la partenza, che è prevista da Silandro alle ore 11.25, si attraverseranno dunque tutte le località principali dell’Alto Adige, da Merano a Bolzano fino a Bressanone. Il primo mento da evidenziare sarà dunque il rifornimento ufficiale, posto a Chienes al km 120,5. Poi la strada inizia a salire, anche se in modo molto dolce e graduale: al km 155,7 si passa da Dobbiaco, dove sarà posto il primo traguardo volante di questa giornata, mentre a Cimabanche (km 171,9) culmina questa dolcissima salita – che infatti non è nemmeno considerata Gran Premio della Montagna – e la corsa passerà dalla provincia di Bolzano a quella di Belluno. La discesa successiva porterà la corsa fino a Cortina, come si diceva, dove si riprenderà il percorso originario: al km 187,6 ci sarà il secondo traguardo volante di giornata, ma soprattutto subito dopo avrà inizio la parte più impegnativa della tappa: quella più attesa, più affascinante ma purtroppo anche più a rischio. Infatti, i rischi legati alla neve non sono ancora del tutto scongiurati, e gli organizzatori stanno lavorando – e continueranno a farlo costantemente – per salvaguardare l’integrità di questa tappa. Lasciata Cortina, si sale dunque verso il Passo Tre Croci, una salita di 7,9 km con punte di pendenza massima fino al , un Gpm di seconda categoria posto al km 196,2 del percorso e a 1805 metri di altitudine. Una breve discesa porterà la corsa a Misurina, dove avrà inizio l’ascesa finale verso le Tre Cime di Lavaredo: le insidie si concentreranno qui, in tutti i sensi. Infatti, arrivare fino a 2304 metri di quota preoccupa gli organizzatori viste le condizioni, mentre la difficoltà della strada preoccupa gli atleti dal punto di vista agonistico. La salita è molto irregolare nella prima parte, con un falsopiano e pure un tratto in discesa, ma durissima nel finale. Gli ultimi 3 km tante volte hanno scritto la storia del ciclismo, e le condizioni climatiche estreme che oggi i corridori dovranno affrontare renderanno tutto ancora più difficile. La pendenza media di questo tratto è del , con punte fino al . La curiosità è che le Tre Cime saranno pure la Cima Coppi del Giro: infatti, con la cancellazione di salite più alte come Gavia e Stelvio, e l’abbassamento dell’arrivo che domenica scorsa si rese necessario sul Galibier, diventa proprio questo il punto più alto della Corsa Rosa, battendo di soli 3 metri Les Granges du Galibier. Le tappe più memorabili che arrivarono qui furono quelle del e del : nella prima occasione Eddy Merckx batté i grandi rivali Ocana e Gimondi, staccandoli di oltre 6 minuti in quella che forse fu l’impresa più bella di tutta la sua memorabile carriera; sei anni dopo fu però Giambattista Baronchelli a mettere in seria difficoltà il Cannibale belga, che salvò per soli 12” la sua quinta e ultima vittoria al Giro. L’ultimo arrivo sulle Tre Cime fu nel 2007, e vide Riccardo Riccò precedere Leonardo Piepoli: una delle perle di una carriera iniziata in modo sfavillante ma poi finita malissimo. Praticamente inattaccabile la maglia rosa di Vincenzo Nibali, saranno due le lotte che accenderanno questa frazione: a contendersi gli altri due gradini del podio ci saranno Cadel Evans, Rigoberto Uran e Michele Scarponi, mentre per la maglia bianca di miglior giovane sarà da seguire la lotta fra Rafal Majka e Carlos Betancur, attualmente separati soltanto da 2”. (Mauro Mantegazza)