E’ grande atmosfera al Maracanà di Rio di Janeiro: lo stadio, come annunciato dalla FIFA, è tutto esaurito. Buffon e Francisco Rodriguez si sono scambiati i gagliardetti, si sono stretti la mano (saluti naturalmente anche ad arbitro e collaboratori) e hanno raggiunto le loro rispettive squadre. Italia in maglia bianca con banda orizzontale azzurra sulla parte superiore, calzoncini bianchi e calzettoni bianchi; Messico in maglia verde con strisce bianche sulle maniche, calzoncini e calzettoni rossi. Javier Hernandez come al solito prega per trovare la concentrazione necessaria. Si parte: il primo pallone lo tocca il Messico che prova il lancio lungo, Barzagli attento copre e cerca subito Balotelli, chiuso dalla difesa messicana. Importante vedere come starà Super Mario, che ha recuperato all’ultimo da un acciacco. In fase di possesso palla sono Giaccherini e Marchisio a portare il primo pressing. Nemmeno un minuto sul cronometro e l’Italia entra nell’area avversaria: ci prova Giaccherini dalla sinistra, ma viene fermato. Il Messico risponde: Guardado dalla distanza, ma il suo sinistro esce masticato e si spegne sul fondo. Nei primi minuti sono i nostri avversari ad avere più coraggio: De La Torre ha dato istruzioni di non far respirare i nostri palleggiatori e i giocatori eseguono, tenendo sempre alta la linea del pressing e impedendo a Pirlo di ragionare. Gli Azzurri però riescono a essere potenzialmente insidiosi ogni volta che arrivano sulla trequarti: al 4′ De Rossi cerca Giaccherini a sinistra, ma il centrocampista della Juventus è in fuorigioco di pochi centimetri. Qualche secondo dopo Balotelli approfitta di un errore messicano nel cambio di gioco e prova a sorprendere Corona da 35 metri: palla fuori misura. Buoni ritmi comunque, a dispetto del caldo: il Maracanà reagisce di conseguenza, si preannuncia grande spettacolo(clicca qui per sapere dove guardare la diretta di Italia-Messico in streaming).
Stadio mitico: per quasi tutti gli stranieri, ma anche per gli stessi brasiliani, questo impianto rappresenta il calcio in Brasile. Il nome ufficiale sarebbe Estadio Jornalista Mario Filho: la capienza è di 78.838 spettatori, dopo i lavori che hanno portato alla riduzione dei posti a disposizione che ai tempi d’oro toccava addirittura i 165.000 spettatori. Ce n’erano 199.854 quando nel 1950 i verdeoro persero 2-1 contro l’Uruguay, che si aggiudicò la Coppa del Mondo: ci furono addirittura sette suicidi da quanta era l’attesa. Per l’Italia non sarà la prima volta in Brasile: per la precisione, è la terza volta che gli Azzurri vanno nella terra del Futebol Bailado. Dall’ultima, è passato tanto tempo: nel 1956 perdemmo 2-0 in amichevole proprio contro il Brasile, una Nazionale che stava diventando grande e che dopo due anni avrebbe vinto i Mondiali in Svezia.
I nostri, allenati da una Commissione tecnica della Federazione (episodio che accadde ancora e sul quale bisognerebbe soffermarsi in altra sede), non avevano tra le loro fila nomi troppo altisonanti (si ricordano Cervato e Muccinelli oltre a Montuori e Prini), eppure nemmeno tre mesi prima, a Milano, avevamo rifilato un 3-0 alla stessa squadra. L’altro precedente azzurro in Brasile risale alla Coppa del Mondo del 1950. Allenati da Ferruccio Novo (già presidente del Grande Torino), i nostri presero parte al gruppo 3, con Svezia, Paraguay e India, che però si ritirò dalla competizione. Finì male: nelle due partite al Pacaembù perdemmo 3-2 contro la Svezia (reti di Carapellese e Muccinelli) e battemmo 2-0 il Paraguay (Carapellese e Pandolfini), ma il pareggio per 2-2 tra Svezia e Paraguay ci estromise dalla fase finale, che era quel famoso girone a quattro vinto infine dall’Uruguay grazie alla vittoria (2-1, in rimonta) del 16 luglio. La terza volta in Brasile andrà meglio per l’Italia? Lo scopriremo presto, o almeno inizieremo a farlo: la diretta di Italia-Messico sta per cominciare…
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