Djokovic-Nadal, appuntamento ore 13, campo Philippe Chatrier, campo centrale del Roland Garros, Parigi. Le coordinate sono queste: tutto il resto lo mettono Novak Djokovic, serbo di 26 anni (compiuti il mese scorso), numero 1 del ranking ATP; e Rafael Nadal, spagnolo di 27 anni (compiuti lunedi), numero 4 del ranking ATP (ma qui testa di serie numero 3). E’ la semifinale del Roland Garros 2013: leggi Djokovic-Nadal e pensi, di fatto, a una finale anticipata (clicca qui per l’intervista esclusiva a Paolo Bertolucci). Non può essere altrimenti: non solo per il numero di titoli in campo (ci sono 17 Slam, di cui 11 vinti da Nadal e 6 da Djokovic) o per le classifiche, ma perchè questi due giocatori fanno parte dei Big 4 (erano tre, poi si è aggiunto Andy Murray), categoria che negli ultimi anni ha dato lustro al circuito del tennis maschile con prestazioni sopra le righe, giocate inarrivabili e rivalità diventate leggendarie. Quella tra Nole e Rafa promette di diventare forse ancor più di quanto non abbia rappresentato quella mitica, fatta di 30 incontri e innumerevoli finali, tra lo stesso Nadal e Roger Federer. I precedenti per il momento dicono che è in vantaggio lo spagnolo: 19-15, che diventa 5-3 nei tornei dello Slam e 3-0 agli Open di Francia. Per la terza volta si incontrano nella semifinale di un Master: era successo a Parigi nel 2008, e l’anno prima a Wimbledon. Ha sempre vinto Nadal, che ha anche un record contro il serbo, cioè quello di non aver mai perso sulla terra rossa quando si è giocato ai tre set su cinque. Che sia una finale anticipata lo si capisce anche dal fatto che, allora realmente, nel 2012 è stato l’ultimo atto del Roland Garros: finale terminata lunedi causa pioggia (e assenza di una copertura sul centrale: potrebbe essere un problema anche oggi, anche se per ora le previsioni tengono), vittoria ovviamente di Nadal.
Questi due giocatori condividono anche un record: la più lunga finale di uno Slam mai giocata. Cinque ore e 53 minuti agli Australian Open 2012, con vittoria questa volta di Djokovic. Lo score al Roland Garros è decisamente opposto: se Nadal qui ha vinto 7 volte e ha un bilancio di 57 vittorie e un’unica sconfitta (agli ottavi di finale del 2009 contro Robin Soderling), a Djokovic è l’unico Slam che manca, e ha giocato una sola finale, quella già ricordata dello scorso anno. Quest’anno i due si sono già affrontati: a Montecarlo, in finale, il serbo ha spezzato la serie di otto successi consecutivi di Rafa nel Principato. Eravamo però sulla distanza dei tre set, e Nadal non era ancora al meglio per il problema al ginocchio che l’ha tenuto otto mesi lontano dai campi. Al meglio, a dire il vero, non è nemmeno oggi; tuttavia, vincere tre set contro di lui sulla terra rimane un’impresa. Novak Djokovic non ha mai davvero sofferto in questo torneo. In cinque partite ha lasciato appena un set: quello contro Philipp Kohlschreiber agli ottavi di finale. Per il resto, vittorie agevoli: contro Goffin, Pella e Tommy Haas, che ha lottato con grande grinta ma non ha potuto nulla. Abbiamo lasciato per ultima la partita del terzo turno contro Grigor Dimitrov, che a Madrid l’aveva battuto creando scalpore e facendo parlare di regno bulgaro prossimo alla proclamazione; avevamo detto che c’era bisogno della controprova sui cinque set, e infatti Djokovic ha lasciato all’avversario sette miseri game, lasciando intendere che il suo, di regno, è ben lontano dall’essere finito. Insomma: un torneo in discesa per il numero uno al mondo, che vuole il suo settimo Slam ma soprattutto vuole entrare nel ristretto club di giocatori che hanno vinto tutti i Majors. Per lui significherebbe tantissimo, perchè si guadagnerebbe lo status di uno tra i più forti giocatori della storia. Cosa che è già, pur se si deve scrollare di dosso qualche ruggine di troppo. Resta però il tennista più duro contro cui scambiare da fondo, un muro in difesa e uno che può cambiare ritmo a piacimento. Oggi però si scontra contro uno ancora più duro di lui: Nadal non solo è il signore della terra rossa, ma nel corso degli anni ha saputo rimodellarsi, adattarsi a ogni superficie, sfruttare il suo colpo stracarico di rotazione e che mette tutti in crisi. Instancabile faticatore della linea di fondo, è rientrato da un infortunio grave con la determinazione dei più forti e da quando è tornato ha perso solo due partite, vincendo già in serie i tornei di Barcellona, Madrid e Roma (oltre a Indian Wells e Sao Paulo). Lui sì che le sue fatiche le ha vissute: sia al primo che al secondo turno ha concesso il primo set a Brands (che ha avuto due palle per salire due set a zero) e Klizan; da lì in avanti Rafa ha ritrovato il suo tennis migliore, andando a schiantare il nostro Fabio Fognini, Kei Nishikori e Stanislas Wawrinka, senza più perdere un set. Delle sue statistiche al Roland Garros abbiamo scritto, ma adesso dobbiamo cominciare a pensare che, con 11 Slam vinti (lui sì che ha completato il “Grand”) e a 27 anni, possa andare ad attaccare il record di 17 di Roger Federer, naturalmente al netto dei problemi fisici. Resta il grande favorito per la semifinale di oggi: se perderà non sarà un sorpresone, perchè dall’altra parte della rete c’è il numero uno al mondo e perchè Rafa non è ancora al 100%. Comunque vada, sarà uno spettacolo: in nome di quest’ultimo ci auguriamo che si vada al quinto set, e che non arrivi la solita pioggia a rovinare tutto. Adesso mettetevi comodi: Djokovic-Nadal, capitolo 35esimo della rivalità, sta per cominciare…
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