Il trittico di tappe sui Pirenei ha lasciato ancora molto aperti i giochi per il successo finale della Vuelta 2013. Troviamo sempre in maglia rossa il nostro Vincenzo Nibali, che ha corso da padrone le tappe di sabato e domenica, mentre ha avuto un momento difficile negli ultimi due km della frazione di ieri, perdendo poco più di venti secondi dai principali avversari. Nulla di grave, anche se psicologicamente ciò ha ridato grandi speranze ad inseguitori che iniziavano a pensare allo Squalo come ad un nemico invulnerabile. Questi tre giorni hanno detto che Chris Horner fa sul serio, e che può davvero puntare a vincere un grande giro alla bella età di 41 anni (anzi, 42 fra un mese): sarebbe un’impresa storica, anche se probabilmente attirerebbe sospetti, anche perché Horner finora non ha mai vinto una corsa di tre settimane. Poi ci sono i due big spagnoli, cioè Alejandro Valverde e Joaquin Rodriguez, che sulla carta restano gli avversari più pericolosi, anche se il loro ritardo da Nibali (clicca qui per i risultati di ieri e la classifica generale) è maggiore rispetto ad Horner. Per il primo posto non sembrano esserci altri candidati: al quinto posto c’è l’altro grande protagonista italiano di questa Vuelta, cioè Domenico Pozzovivo, che può ancora legittimamente puntare ad un posto sul podio, ma per il quale 3’38” da Nibali (e altri tre rivali in mezzo) sono troppi per puntare alla maglia rossa. Peccato invece per Ivan Basso, costretto al ritiro dalla crisi di freddo patita sabato: fin lì il varesino era stato fra i grandi protagonisti, e certamente avrebbe potuto lasciare il segno. Tra i punti di forza di Nibali c’è sicuramente anche la squadra: l’Astana sta facendo bene fin dalla vittoria nella cronosquadre del primo giorno, e una spalla come Tanel Kangert potrebbe essere fondamentale negli ultimi giorni. Già, cosa ci aspetta nei prossimi giorni? Dopo il sospirato e meritato riposo di oggi, la tappa di domani porterà la corsa a Burgos ma non dovrebbe riservare scossoni, così come la passerella finale di domenica a Madrid. A decidere tutto rimarranno dunque le tre tappe in programma da giovedì a sabato: le prime due saranno molto simili, con percorsi mossi e arrivi in salita su ascese però brevi come Pena Cabarga (giovedì) e l’Alto Naranco (venerdì). In particolare sarà impegnativo il muro finale della tappa di giovedì, con punte fino al 20%: arrivo da classica che potrebbe esaltare soprattutto Rodriguez, ma sul quale non dovrebbero esserci distacchi tali da cambiare in modo significativo la situazione. Dunque, il giudice supremo di questa Vuelta sarà “sua maestà” l’Angliru. La salita più dura di Spagna, quella che tutti attendono con ansia fin dal primo giorno e che gli organizzatori hanno piazzato strategicamente al penultimo giorno. Sabato dunque si deciderà tutto su questa salita di 12,2 km al 10,5% medio e con punte di pendenza fino al 23,5%. Inutile dire che qui potranno volare anche molti minuti, e che il verdetto di questa salita sarà inappellabile. Non a caso nel 2008 Alberto Contador vinse la tappa e poi la Vuelta, e la stessa cosa successe nel 2011 con Juan José Cobo. Il ricordo più dolce per l’Italia è invece il successo di Gilberto Simoni nel 2000: saprà Nibali regalarci una gioia ancora più grande? (Mauro Mantegazza)