L’avventura di Paolo Di Canio al Sunderland è finita. Troppo presto per qualcuno, decisamente tardi per i tifosi, che nell’ultima fatale partita, persa contro il West Bromwich che mai aveva vinto in questo campionato, lo hanno fischiato e insultato. “Facile farlo quando vinci e ti applaudono”, aveva detto il romano, mostrando tanta fiducia e determinazione anche a seguito di un inizio difficile (un punto in cinque partite), mostrandosi pronto a continuare. E invece, la pazienza è finita. Strana cosa il calcio: un giorno sull’altare, quello successivo nella polvere. E’ la parabola di Di Canio, che lo scorso marzo prendeva in mano una squadra quasi condannata alla retrocessione e la salvava brillantemente – nonostante qualche paura, come la sconfitta interna (1-6) subita dall’Aston Villa. Addirittura, era diventato un eroe per il popolo dei Black Cats vincendo il derby contro gli odiati rivali del Newcastle, un 3-0 al St. James’ Park che aveva spinto i tifosi a dedicargli un apposito coro. Cinque mesi dopo, tutto dimenticato: la contestazione del weekend racconta di un rapporto ormai logoro e da interrompere, a torto o a ragione. Due gli aspetti che non sono andati giù: la campagna acquisti “made in Italy” voluta espressamente da Di Canio e che non ha finora portato frutti (Giaccherini, Mannone, Borini e Dossena oltre all’ex Lazio Diakite) e soprattutto la cessione di Stephane Sessègnon, uno degli idoli della tifoseria, uno che – ironia della sorte – è stato venduto al West Bromwich e ieri ha messo i chiodi nella metaforica bara del romano, segnando il gol del vantaggio e risultando come uno dei migliori in campo. Finita l’era Di Canio (su di lui c’è già chi scommette su un pronto rientro in Italia), in pole position per la panchina del Sunderland c’è un altro italiano, quel Roberto Di Matteo che – questione di incroci sportivi che raccontano tanto – dal West Bromwich era stato cacciato e che a seguito di una sconfitta contro i Baggies il Chelsea aveva deciso di chiamare in sostituzione di André Villas-Boas. Sembra che sia praticamente fatta, tra poco dovrebbero arrivare anche le firme; dura ripartire dalla lotta alla salvezza quando un anno e mezzo fa hai vinto la Champions League, ma questo è il calcio: un giorno sull’altare, il giorno dopo nella polvere.
(Claudio Franceschini)