E’ finito il sogno di Flavia Pennetta di mettere le mani sugli Australian Open. Finito ai quarti di finale, dove la brindisina è arrivata per cinque volte in carriera nei quattro tornei principali, superandoli però in una sola occasione. Stavolta, come lo scorso settembre a Flushing Meadows, si poteva immaginare: Na Li in questo momento è forse la maggiore candidata a vincere il torneo dello Slam, al netto di una Victoria Azarenka che può fare tris ma che intanto stanotte deve superare Agnieszka Radwanska. E’ finita in un amen, con la cinese che ha concesso appena quattro palle break (una convertita) e ha avuto il 79% di realizzazione con la prima di servizio. Un massacro contro il quale Flavia ha potuto poco, come era da pronostico e come speravamo non accadesse. Chissà se la Pennetta, tornando negli spogliatoi, avrà ripensato alla partita che la cinese aveva giocato contro Ekaterina Makarova negli ottavi; la sua avversaria certo lo ha fatto. “Ho dovuto fronteggiare un match point, alla fine ho vinto e da allora ho molta più fiducia”. Chissà: avesse passato il turno la russa, forse oggi Flavia starebbe festeggiando la seconda semifinale consecutiva in un Major. Forse, perchè il tennis è uno sport strano è non è una scienza esatta, anche se per una sera, quella del Melbourne Park, lo è diventato. Già, perchè dopo la partita della Pennetta, che lascia il torneo a testa altissima, a prendersi la semifinale è stata Eugenie Bouchard (). Forse ad Ana Ivanovic sarà passato per la mente, dopo la sconfitta, che avrebbe fatto meglio a perdere il primo set; le era successo contro Stosur e Williams, e ne era uscita con due trionfi. Forse avrà rimuginato tristemente sul fatto che eliminare Serena negli Slam ultimamente non porta bene: nessuna di quelle che l’hanno fatto negli ultimi anni hanno poi vinto il torneo. Forse, ed è la versione che preferiamo, nello stringere la mano alla canadese il primo pensiero sarà stato quello di essere di fronte a una futura dominatrice del circuito. Peccato per Ana: ci avevamo sperato nel ritorno a un titolo Slam, o anche solo a una finale, a sei anni dalla vittoria di Parigi. Peccato, soprattutto perchè sul 4-3 nel secondo set la serba ha chiamato un timeout medico per un fastidio alla gamba sinistra e, da lì, ha iniziato a perdere la partita. Però, dall’altra parte della rete c’è una giocatrice di 19 anni che è tanto carina e alla mano fuori dal campo quanto devastante e senza pietà con la racchetta in mano. Prima semifinale in un Major, alla prima partecipazione agli Australian Open: se non è predestinazione poco ci manca, e pazienza se Na Li la farà fuori, pazienza se dovrà aspettare ancora. Da quando ha vinto Wimbledon juniores nel 2012 (anche nel doppio), della Bouchard si parla come di una potenziale vincitrice di Slam, ma è solo oggi che il grande pubblico la scopre, come spesso succede. Tra lei e Na Li c’è un solo precedente: Genie, che si porta dietro una crew fatta di una decina di ragazzi scalmanati che si fanno chiamare “Genie Army”, lo ha giocato e perso nella sua città natale, a Montréal, nel 2012. Già allora aveva dato battaglia; per gli amanti della cabala, la cinese che è nata il 26 febbraio gioca per la seconda volta consecutiva contro una tennista il cui compleanno cade il giorno prima. Con la Pennetta era uguale anche l’anno, qui ce ne saranno 12 di differenza. Sarà un passaggio di consegne?
(Claudio Franceschini)