Dopo 42 anni di carriera Ugo Russo, il giornalista che ha collezionato il maggior numero di radiocronache, ha salutato Tutto il calcio minuto per minuto. Oltre ad aver lavorato nella storica trasmissione di Radio Rai, attraversando decenni del calcio italiano e tutti i cambiamenti vissuti, in campo e nel racconto e le tecnologie per seguire le partite, Russo nella sua carriera ha commentato anche Olimpiadi, Mondiali, Europei, Giri d’Italia e tantissime altre manifestazioni sportive. Il pianto alla fine di Livorno-Trapani ha dimostrato il suo grande amore per questa professione, lui che è stato uno dei più grandi reporter del giornalismo sportivo italiano. Ecco dunque il suo racconto di una carriera in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Un’emozione particolare il suo pianto al termine di Livorno-Trapani: quanto le mancheranno le radiocronache di Tutto il calcio per minuto Veramente è stata un’emozione speciale. Devo dire che la prima cosa che mi mancherà saranno gli ascoltatori. Oltre alle radiocronache, c’era tutto un lavoro dietro, preparare i servizi, le partite stesse. Devo ammettere che quello che ho fatto in questi anni è stato molto apprezzato, visto che ho ricevuto nelle ultime ore tantissimi messaggi di apprezzamenti.
Cosa voleva dire fare il radiocronista per lei? Anni fa era tutto diverso, allora Tutto il calcio minuto per minuto aggregava veramente la gente, che ascoltava la trasmissione con interesse, entusiasmo, tanta passione. Per molto tempo la Rai ha avuto l’esclusiva delle partite, quando le tv private potevano avere solo tre minuti di cronaca, e così Tutto il calcio minuto per minuto aveva una popolarità incredibile.
Ci può raccontare qualche momento particolare? Ho saltato solo una partita, Livorno-Nocerina del 4 settembre 2011, quando prima dell’incontro fui colto da un ictus. Alla fine tutto si risolse: uscii bene da quella situazione, vinsi la battaglia della vita. Poi quando in altre trasmissioni per due ore avevo una telecamera fissa su di me e dovevo raccontare le partite, dimostrare tutta la mia bravura. O quando nelle prime telecronache delle tv private si stava a lavorare anche su un albero oppure su un balcone.
Quali sono per lei i più grandi radiocronisti di sempre? Niccolò Carosio è quello da cui ho imparato di più, un vero maestro. Sandro Ciotti aveva una voce inconfondibile, una capacità di fare le radiocronache straordinaria, uno stile unico.
Ci può raccontare anche qualcosa della sua infinita attività di giornalista? L’intervista più bella in assoluto è stata quella per la trasmissione radiofonica Radio anch’io alla vigilia di Natale con la guardiana del faro al Polo Nord, un’italiana. Fu una cosa veramente speciale, lei stessa in seguito mi ringraziò.
Qual’ è il fascino della radio? E’ immediata, raccontando una partita devi essere preciso in tutto, farla vivere fino in fondo agli ascoltatori.
Quali saranno i suoi eredi e quali giornalisti sportivi apprezza oggi?
Dico innanzitutto che è importante essere sempre realistici nella cronaca di una partita, se l’azione di gioco è a metà campo devi dirlo, non puoi perderti in fraseggi inutili. Apprezzo molto Fabio Caressa, un amico, Simone Braconcini. Tiziana Alla, Sabrina Gandolfi, Giovanni Scaramuzzino e Massimo Barchiesi.
Ci sono tante giornaliste donne che si occupano di calcio e sport oggi… Giustamente oggi tante donne si affacciano a questo lavoro, molte di più rispetto al passato. Però ormai viene preso più in considerazione l’aspetto fisico che le qualità, così adesso spesso nel giornalismo sportivo per una donna più della competenza viene fuori un altro aspetto. Per fare un paragone con un altro settore, è come il caso di Giuni Russo, una cantante che poteva arrivare ai livelli di Mina ma che per il suo aspetto fisico è stata trascurata per tanto tempo. Spesso quindi è più importante una giornalista carina, mentre sarebbe fondamentale la conoscenza del fenomeno sportivo. (Franco Vittadini)