La vittoria della Fed Cup da parte della Repubblica Ceca ha ufficialmente chiuso la stagione 2014 del tennis femminile. E stata lunga e intensa: sono stati assegnati 58 titoli, più o meno importanti, ci sono state conferme, sorprese, graditi ritorni e dolorosi addii (quello di Na Li ai campi da gioco, ma anche la morte di Elena Baltacha lo scorso maggio). E allora, abbiamo voluto anticipare quelli che saranno i premi ufficiali della WTA (i cosiddetti Award) assegnandoli noi. Nessuna sostituzione (ci mancherebbe), soltanto un gioco se vogliamo, il nostro modo di analizzare la stagione con anche qualcosa in più. Alla fine ci avremo azzeccato? Vedremo.
Cè stato un momento nel quale sembrava in declino: ci sbagliavamo tutti. Come negli ultimi due anni è risorta dopo lestate: da Cincinnati non ha più sbagliato un colpo. Gli Us Open sono lo Slam numero 18, ha vinto le Finals per il terzo anno consecutivo, chiuderà al numero 1 per la quarta stagione con possibilità di allungare la sua striscia di settimane consecutive in vetta sorpassando Chris Evert e diventando quarta (per serie) e terza nel computo totale. Non cè dubbio che sia la giocatrice dellanno; a meno che non si voglia premiare Simona Halep (finale al Roland Garros e alle Finals) o Ana Ivanovic di cui riparleremo.
Aveva chiuso al numero 64 lo scorso anno; aprirà il 2015 al ventesimo posto del ranking. Non sono solo le 44 posizioni guadagnate; è più che altro quanto ha mostrato sul campo. Operata lo scorso anno alla caviglia e fuori dal circuito per sei mesi, ha subito vinto a Hobart il primo titolo WTA; poi è esplosa battendo Serena Williams al Roland Garros (dove ha raggiunto i quarti) e ha conquistato la qualificazione al Tournament of Champions dove ha centrato la semifinale con tre vittorie nel girone. Il solo titolo potrebbe però portare a scegliere qualcun altro; per esempio Ana Ivanovic, 4 trofei in bacheca (non vinceva titoli dal 2011) e il ritorno alla Top Ten dopo sei anni (chiuderà numero 5). Ha fallito gli Slam, per il resto è stata perfetta. Occhio anche a Karolina Pliskova: chiude nelle 25 con due titoli e la convocazione per la finale di Fed Cup (ma alla fine è stata sostituita e messa fuori dalle titolari).
E candidata ufficialmente insieme a Kurumi Nara, Shelby Rogers e Zarina Diyas: per noi, dovrebbe vincere a mani basse. Ricordiamo che ha solo 17 anni: predestinata da tempo, nessuno però si aspettava una crescita simile. E numero 32 al mondo dopo aver centrato la prima finale da professionista (a Tianjin), aver fatto semifinale a Charleston e soprattutto essersi spinta fino ai quarti degli Us Open battendo in successione due Top Ten come Kerber e Jankovic. Destinata a seguire i passi della Bouchard senza se e senza ma; forse senza operazione al gomito staremmo parlando anche della coetanea Ana Konjuh (oggi numero 84).
Dipende sempre da cosa si intende per “ritorno”: per dire, tra le precedenti vincitrici figurano Alisa Kleybanova (fuori 18 mesi per una grave malattia), o Kim Clijsters che si era ritirata, o Monica Seles di cui tutti purtroppo sappiamo. Potremmo nominare Nicole Vaidisova, ma finora ha giocato solo ITF; quello di Maria Sharapova non è un vero ritorno perchè di fatto non è mai nemmeno uscita dalle prime dieci al mondo. Potrebbe vincere Venus Williams rientrata tra le prime venti e capace di giocare la finale a Montréal; ma è possibile che a trionfare sia Mirjana Lucic-Baroni, ex astro nascente (semifinale a Wimbledon a 17 anni) da tempo fuori dalle 100 e capace di battere Muguruza e Halep agli Us Open, raggiungendo gli ottavi.
D’accordo: Errani e Vinci hanno completato il Grande Slam vincendo a Wimbledon, hanno vinto gli Australian Open, Madrid e la Rogers Cup, e sono già nella leggenda. Però non si può dimenticare che Hingis e Pennetta hanno iniziato a giocare insieme appena prima dell’estate e sono state in grado di conquistare i titoli a Wuhan e Mosca, perdendo in finale a Eastbourne e agli Us Open. Risultati fantastici, del resto ben conosciamo le potenzialità della svizzera e della brindisina, che era già stata in vetta al ranking. Per noi vincono loro.
(Claudio Franceschini)