Che brutta la divisa della Spagna! Cosa c’entra il nero evidenziato di giallo con la Roja tradizionale? Perchè le Furie non sono più Rosse? Per di più in una gara casalinga, dove la prima maglia sarebbe d’obbligo (solo a livello CSI la squadra che ospita deve cambiare divisa, in caso di somiglianza con quella avversaria). Dall’amichevole del Vicente Calderon, che pure ha ribadito la superiorità dei campioni del Mondo e d’Europa in carica, c’è una Spagna che esce sconfitta e un’Italia che funziona meglio. Quella delle maglie, componente essenziale del gioco più bello del mondo ed oggetto di culto, per una famiglia sempre più larga di collezionisti. Nel mondo che ormai va all’incontrario e ridiscute qualche suo valore base, è forse logico che le squadre di calcio che giocano in casa esibiscano le divise di scorta, vere e proprie sperimentazioni modaiole e sempre meno attinenti al concetto di base. Per questo vediamo il Napoli giocare al San Paolo con la maglia gialla, o la Roma all’Olimpico con quella nera (in Coppa Italia) che se no, poverina, resta tutto l’anno in naftalina (l’hanno scelta i tifosi, bella idea). Oppure i casi più clamorosi, come la…Roja dell’Inter della stagione scorsa: piaceva a Moratti ma un pò meno agli ultras, che minacciarono (questa volta con basi più condivisibili) chiunque l’avesse indossata a San Siro. Il ribaltamento dell’idea di fondo, si diceva: così l’Inter che da sempre rimanda al blu si appropria del colore avversario per definizione; forse da questo background nasce la maglietta nera della Spagna, esibita nell’ultima sfida contro gli Azzurri (evviva!), che si può senza problemi definire brutta. Se ne può salvare l’aspetto “tamarro”, con colori (nero e…oro, salviamolo così) che come si suol dire ‘spaccano’, ‘fanno brutto’ estrapolando dal giovanilese espressioni non eleganti ma efficaci. Un conto è ad esempio la maglia militare del Napoli, dichiarato esperimento trendy che però si appoggia su un’idea di largo successo vestiario come il camouflage; un’altro è comporre casacche che poco c’entrano con ciò che rappresentano: la Spagna che abbiamo conosciuto non è nera, così come non è rossonera (e per di più a bande orizzontali) la Germania da trasferta (era così bella la maglia verde). Giusto che la moda accompagni il calcio nelle sue evoluzioni, miscelando come si dice oggi tradizione e innovazione (senza però doversi trovare a discutere di poliestere, traspirazione e simili): il connubio partorisce vendite sicure in ogni angolo del globo; attenzione però…
…a non esagerare perché le magliette più belle, in fondo, sono quelle più classiche. Per fortuna non mancano gli esempi positivi: la Bleufrancese che andrà ai mondiali farebbe la sua figura al matrimonio del mio migliore amico, tanto per citare anche i film; oppure le due dell’Inghilterra: tutta bianca e tutta rossa, semplici ma terribilmente affascinanti, per il 150esimo compleanno della Federazione. Elogio anche al nostro azzurro, colore che non mente (se lo cambi anche un minimo si vede) e che per questo preserva la sacralità della maglia Nazionale. Tutto il pistolotto per arrivare ad un appello, indirizzato ai colossi della vestizione sportiva: siete tutti bravi e ci avete regalato grandi acquisti (e grandi spese), fate le cose semplici che vanno benissimo.
(Carlo Necchi)