Ghana-Stati Uniti si gioca all’Estadio Das Dunas di Natal, alla mezzanotte italiana: vale per la prima giornata del gruppo G di Coppa del Mondo 2014, un girone nel quale sono comprese anche Germania e Portogallo che si sfidano sei ore prima. E’ una gara molto interessante e importante; per la terza volta consecutiva Black Stars e americani si affrontano in una fase finale dei Mondiali, soprattutto possono provare a contendere al Portogallo il ruolo di seconda forza nel girone e quindi avere una possibilità per qualificarsi agli ottavi di finale. Arbitra lo svedese Eriksson.
Le Black Stars vanno alla ricerca di un risultato che pareggi quanto fatto in Sudafrica. Non sarà affatto semplice: allora furono quarti di finale, che non diventarono semifinali solo perchè al minuto 120 Asamoah Gyan si fece parare un calcio di rigore e nella lotteria seguente fu l’Uruguay ad avere la meglio. La formazione da allora è rimasta la stessa: il cinquantaduenne Kwesi Appiah si affida ai suoi veterani (a parte in difesa, dove sono quasi tutti nuovi) chiamati forse all’ultima impresa di un ciclo. Dietro comandano il portiere Kwarasey e il centrale Mensah (visto anche nel Chievo), con Asamoah che può abbassare la sua posizione e giocare terzino sinistro; chissà, Antonio Conte potrebbe osservare e prendere appunti, pur se in teoria la soluzione più gettonata è quella di schierare Opare sulla corsia. In mezzo è ballottaggio Muntari-Rabiu, dovrebbe spuntarla l’esperienza del milanista che giocherà al fianco di Essien, lui pure rossonero anche se per breve tempo. Questi due mediani avranno il compito di non far pesare troppo una trequarti prettamente offensiva, sulla quale Andre Ayew e Kwadwo Asamoah daranno una mano a Kevin Prince Boateng, tornato in nazionale dopo un periodo di pausa e pronto a segnare i gol decisivi, in collaborazione con Gyan che fa un grande lavoro di sacrificio ma un goleador non lo è mai stato.
C’è qualità anche nelle alternative: per la mediana due conoscenze del calcio italiano, ovvero Badu dell’Udinese e il miglioratissimo Acquah che ha studiato bene alla scuola di Roberto Donadoni. Poi c’è Wakaso che gioca in Russia con il Rubin Kazan, e Jordan Ayew che condivide con il fratello l’esperienza nell’Olympique Marsiglia . L’attaccante di riserva è Majeed Waris: 22 anni, gioca nello Spartak Mosca e non dà troppe garanzie. Attenzione a Samuel Inkoom, ex del Basilea: ha solo 25 anni ma è uno dei veterani di questo gruppo.
Non ci sono indisponibili nella formazione di Kwesi Appiah, che ha deciso appunto di affidarsi ai suoi veterani nonostante alcuni di loro abbiano avuto stagioni difficili (per esempio Essien, poco utilizzato nel Chelsea e nel Milan dove poi è passato a giocare).
Archiviate le lunghe polemiche per l’esclusione a sorpresa di Landon Donovan, gli Stati Uniti si presentano ai Mondiali con tante ambizioni. Hanno in panchina Jurgen Klinsmann che la Coppa l’ha alzata da giocatore e qualche partita internazionale l’ha giocata, e poi hanno un gruppo di giocatori di talento che messi insieme potrebbero fare il botto. A ben guardare i leader della squadra sono quattro: il portiere Tim Howard che è protagonista nell’Everton, Michael Bradley rientrato in patria dopo gli anni con Chievo e Roma, Jermaine Jones oggi al Besiktas ma nato e cresciuto in Germania dove ha giocato per 15 anni da protagonista (in Bundesliga) e infine Clint Dempsey, lui pure rientrato negli Stati Uniti dopo aver giocato una finale di Europa League con il Fulham. Lo schema è un 4-4-2: al fianco di Dempsey agirà Jozy Altidore, un altro di quelli che sono in Europa e che a 24 anni è atteso all’esplosione definitiva dopo avere segnato tanto con l’AZ Alkmaar (nel Sunderland non è andata troppo bene). A ben guardare manca la vera stella, il trascinatore: può farlo appunto Dempsey, chiamato a prender per umano i vari giovani della squadra.
La panchina è giovane: chi avrà gli occhi di tutti puntati addosso è senz’altro Aron Johansson, classe ’90, un islandese naturalizzato che nella sua prima esperienza con l’AZ Alkmaar (è arrivato per sostituire Altidore) ha messo dentro 20 gol in 37 partite di campionato. E’ americano perchè nato sul suolo a stlele e strisce (in Alabama) ed è il giocatore che Klinsmann ha scelto al posto di Donovan. Parte come riserva, ma ha le capacità per guadagnarsi i gradi del titolare strada facendo.
Anche per Jurgen Klinsmann non ci sono indisponibili e questo è positivo: la prima partita può fare tutta la differenza del mondo soprattutto perchè di fronte c’è l’altra outsider del girone, dunque vincere significherebbe mettersi in una posizione molto positiva per l’eventuale passaggio del turno.
12 Kwarasey; 23 Afful, 21 Boye, 19 Mensah, 4 Opare; 5 Essien, 11 Muntari; 10 A. Ayew, 9 K.P. Boateng, 20 K. Asamoah; 3 Gyan. Allenatore: K. Appiah
A disposizione: 1 Adams, 16 Dauda, 7 Atsu, 13 J. Ayew, 22 Wakaso, 2 Nkom, 8 Badu, 17 Rabiu, 14 Adomah, 6 A. Friyie, 15 Sumala, 18 Waris
Squalificati: –
Indisponibili: –
1 Howard; 23 F. Johnson, 20 Cameron, 3 Besler, 7 Beasley; 19 Zusi, 13 J. Jones, 4 Bradley, 14 B. Davis; 8 Dempsey, 17 Altidore. Allenatore: Klinsmann
A disposizione: 12 Guzan, 22 Rimando, 2 Yedlin, 3 Gonzales, 6 Brooks, 10 Diskerud, 11 Bedoya, 15 Beckerman, 16 Greehn, 18 Wondolowsky, 21 Chandler, 9 Johansson
Squalificati: –
Indisponibili: –
Arbitro: Eriksson (Svezia)
Ghana-Stati Uniti è ormai un classico: va in scena infatti per la terza edizione consecutiva della Coppa del Mondo. Le due nazioni erano nel girone eliminatorio dell’Italia nel 2006, quando gli Azzurri alzarono la Coppa al cielo di Berlino, e in quell’occasione gli africani si imposero 2-1 ottenendo la qualificazione al turno successivo. Quattro anni più tardi il Ghana vinse sempre per 2-1 agli ottavi, centrando per la prima volta nella sua storia i quarti di finale di un Mondiale; non andò più in là solo perchè Asamoah Gyan sbagliò un calcio di rigore all’ultimo minuto dei tempi supplementari e alla fine a festeggiare fu l’Uruguay. Il match questa volta è valido per la prima giornata del gruppo G, un raggruppamento decisamente ostico poichè comprende anche Germania e Portogallo; si gioca a mezzanotte nella notte tra lunedì e martedì all’Arena Fonte Nova di Salvador.
QUI GHANA – La nazionale di Appiah ha fisico, potenza esplosiva e grande qualità. Le stelle sono tutte conoscenze del campionato italiano: Kevin Prince Boateng, ex Milan ora allo Schalke 04, e Kwadwo Asamoah, titolarissimo nella Juventus targata Antonio Conte. Davanti c’è un’altra vecchia conoscenza del campionato italiano, Gyan Asamoah che ha militato nell’Udinese e nel Modena; in mezzo al campo il centrocampista dell’Udinese Emmanuel Badu e Michael Essien, che quest’anno ha giocato sei mesi al Milan. In difesa c’è l’ex Chievo John Mensah. In panchina poi ci sono altre due conoscenze del nostro campionato: Sulley Muntari e Acquah. E’ una nazionale esperta ma che ha sempre fallito i grandi appuntamenti di casa (leggi Coppa d’Africa), che ha qualche problema fisico di troppo e ha una difesa decisamente nuova e da scoprire; forse sono alla fine di un ciclo, ma le Black Stars possono provare ancora a stupire.
QUI STATI UNITI – Gli Stati Uniti arrivano in punta di piedi a questi Mondiali, ma rappresentano una possibile outsider. Jurgen Klinsmann ha costruito una nazionale solida, con grandi individualità, ma a differenza del passato anche una fase difensiva che sembra essere all’altezza della situazione. Difesa guidata dal leader Tim Howard, portiere che ha ormai una lunga militanza in Premier League ed è reduce da una stagione da protagonista con la maglia dell’Everton. In mezzo la differenza la farà l’ex Chievo e Roma Michael Bradley al quale sono affidate le chiavi della squadra; davanti qualità con Clint Dempsey, tornato in patria dopo essere stato protagonista in Premier League, e Jozy Altidore che invece in Inghilterra gioca ancora (con il Sunderland). Grande pressione ce l’avrà ivece Aron Johansson, di origini islandesi: l’attaccante dell’AZ Alkmaar è stato convocato a scapito del veterano e leader Landon Donovan, scelta che ha scatenato grandi polemiche in patria e non solo.