La stagione del tennis fa tappa in una delle città più esclusive e spettacolari al mondo. Siamo a Parigi: non succede troppo spesso che fascino urbano e grandi tornei si incrocino ma in questo caso, come per Roma e New York, laccostamento ci sta tutto. Il Roland Garros 2015 è alle porte: il secondo torneo dello Slam della stagione si gioca sulla terra rossa ed è lapice degli appuntamenti su questa superficie. La Francia è il Paese che ha consacrato Suzanne Lenglen, la prima giocatrice a essere fashion e alla moda su un campo da tennis e che soprattutto non ha mai perso un incontro (se non per ritiro, ed è una storia che meriterebbe un capitolo a parte): la Divina ha uno stadio dedicato allinterno del complesso del Roland Garros, non quello principale che è stato intitolato a Philippe Chatrier, presidente della Federtennis nazionale per ventanni e della Federazione Internazionale (è il principale responsabile dl ritorno di questo sport a disciplina olimpica). Su questi due campi, più ovviamente tutti gli altri, 256 giocatori cercheranno di mettere le mani sui trofei maschile e femminile. Come andrà a finire non sappiamo, di sicuro possiamo dire chi sono i favoriti, i principali contendenti e gli outsider; e così facciamo.
Le prime schermaglie della stagione ci hanno detto che Novak Djokovic è diventato signore anche del rosso. Se prima dominava sul cemento ma aveva qualche difficoltà sulla terra, oggi non conosce rivali su qualunque superficie: le vittorie di Montecarlo e Roma non sono casuali e ci hanno anzi consegnato un numero 1 del mondo che finalmente è consapevole della sua superiorità e sa benissimo che il suo regno può durare a lungo (siamo nella settimana numero 148 da leader ATP). Nole ha vinto quattro dei cinque Master 1000 della stagione; a Madrid non ha trionfato perchè non cera (problema al polso). Il grande favorito è lui: deve combattere soltanto con la pressione di dover vincere lunico Slam che ancora gli manca. Sinceramente non si vedono rivali allorizzonte, se proprio dobbiamo dirne uno diciamo Rafa Nadal: dallalto dei suoi nove titoli al Roland Garros (cinque consecutivi, striscia aperta) è indubbio che il maiorchino non possa essere scartato dai pronostici. In più Madrid (finale) e Roma ce lo hanno consegnato in una forma accettabile, anche se non ottimale. Ed è il vero problema: daccordo che sulla distanza dei cinque set molti dei potenziali avversari tendono a sparire, ma il Rafa odierno non ha possibilità contro il Djokovic odierno, proprio come il Federer del 2013 avrebbe potuto rimanere in campo giorni consecutivi senza venire a capo della sua nemesi. Il che introduce il discorso sullo svizzero: Roger Federer è ancora una minaccia, vince titoli e fa sempre paura. Però non mette le mani su un Major da Wimbledon 2012 (fanno 10 tornei dello Slam senza vittorie) e la terra rossa non gli è mai davvero piaciuta; qui ha vinto nel 2009, ma Nadal era stato fatto fuori da Soderling e limpresa è rimasta isolata nella pur straordinaria carriera. Tra gli altri nomi papabili mettiamo in terza posizione Kei Nishikori (finalista a Madrid 2014 e semifinalista questanno), in quarta Grigor Dimitrov che sul rosso sembra aver fatto progressi non da poco e poi Stan Wawrinka, sempre una mina vagante (ma ondivago: potrebbe anche salutare presto). Attenzione naturalmente anche a Andy Murray: preferisce erba e cemento, ma ha pur sempre vinto a Madrid; e ovviamente, trattandosi di Parigi, a Gael Monfils che l’anno scorso ha dato spettacolo e che, dopo aver saltato Roma, si presenta con grande fame. La grande speranza italiana si chiama come sempre Fabio Fognini, che a Madrid ha dato segnali di risveglio ma sui cinque set deve innanzitutto trovare concentrazione e mentalità dura prima che tecnica; ci aspettiamo match di livello anche da Simone Bolelli. Le nuove leve da osservare sono Dominic Thiem e Alex Zverev più che Borna Coric e il gruppetto degli australiani (Nick Kyrgios in testa). Lo dice la superficie.
(come Djokovic) è in corsa per il Grande Slam stagionale, e per il ventesimo Major della carriera. Parte sapendo di dover lottare solo contro se stessa, anche se oggi un manipolo di giocatrici con braccio, attacco e coraggio la mettono maggiormente in difficoltà e la terra non è il suo piatto forte. Per di più a Roma si è ritirata per un problema fisico: avesse continuato avrebbe messo a rischio la partecipazione al Roland Garros, e non se lo poteva permettere. Resta la favorita senza se e senza ma, anche perchè hai voglia a dire che la numero 1 non ama il rosso quando poi ha vinto due volte qui, tre volte al Foro Italico e due volte a Madrid. Avversarie? Sicuramente Maria Sharapova: la russa ha trionfato in due degli ultimi tre anni a Parigi, è appena tornata al numero 2 della classifica mondiale e ha vinto gli Internazionali d’Italia dimostrando che dietro Serena c’è lei, e forse ancora per molto. Il suo problema è, appunto, la Williams: ci ha perso per 16 volte in fila e non la batte dal 2004, perciò se dovesse incrociarla le sue possibilità si ridurrebbero non poco. Sulle chance di Maria incidono anche le sue lune: raramente la Sharapova è stata brillante in due grandi tornei consecutivi, perciò il flop potrebbe essere dietro l’angolo. Tra gli altri nomi non si possono non citare Petra Kvitova, che ha superato la sua reticenza per la superficie vincendo a Madrid, e Simona Halep che ormai ha rotto tutti gli indugi e si è candidata come prossima numero 1 al mondo, ma soffre ancora tanto contro chi le tira pallate a tutto braccio e non la fa pensare (anche per questo sulla terra ha qualcosa in più). Borsino in discesa per Ana Ivanovic (il Roland Garros lo ha vinto nel 2008 ma in generale soffre gli Slam, e quest’anno sta giocando particolarmente male) e Agnieszka Radwanska che addirittura è uscita dalla Top Ten; in ascesa per Andrea Petkovic, che l’anno scorso ha giocato la semifinale, e Carla Suarez Navarro che è la giocatrice del momento (tre finali nel 2015) oltre a Victoria Azarenka che ha l’incognita della superficie. Nuove leve: ovviamente Garbine Muguruza (che però a Roma non c’era, da valutare la condizione), certamente Karolina Pliskova (anche lei con il dubbio terra rossa) e poi consigliamo di seguire con attenzione la tedesca Carina Witthoeft che sta facendo faville a Norimberga. Le italiane?Potenzialmente possono fare bene tutte, Sara Errani negli ultimi anni ha fatto finale e semifinale ma arriva da un periodo difficile, su Flavia Pennetta pende l’incudine della forma fisica mentre su Camila Giorgi quella dell’umore e di una tattica che ancora non c’è.
(Claudio Franceschini)